Esiste un voto “cattolico” per il referendum?
Nel Vangelo c’è forse un versetto che parla del “bicameralismo perfetto”? E nelle Encicliche? Nelle esortazioni del Papa? Nel Magistero della Chiesa?
Mi rendo conto che sto facendo delle domande un po’ demenziali, ma lo faccio al solo scopo provocatorio.
Perché c’è, in questo momento, una fascia di cattolici che voterà NO e che si pone di fronte al prossimo Referendum con un atteggiamento da crociata, quasi al grido di “Dio lo vuole”, senza quel sapiente e pacato d
istacco che un argomento del genere richiederebbe.
Dirò subito, per onestà intellettuale, che personalmente voterò SÌ, essendo favorevole al cambiamento che ci viene proposto, ma ho pieno rispetto per coloro che, votando NO, si opporranno a questa riforma.
Penso però che si tratti di un argomento assolutamente “laico”, nel quale si fa una scelta politica che nulla ha a che vedere con quei valori irrinunciabili ai quali – come cattolici – siamo particolarmente sensibili. Qui non c’entra la famiglia, la difesa della vita, la libertà di insegnamento ecc. ecc.
La Chiesa ci ha da tempo richiamato al dovere di “fare politica” nel senso alto e bello di questa espressione: di interessarci, cioè, con onestà e passione, della cosa pubblica, della costruzione della città terrena, anche se la nostra fede ci porta a volgere lo sguardo alla “città celeste”. In altre parole dobbiamo tentare di essere non solo buoni cristiani ma anche buoni cittadini.
Ma questo si fa lavorando e collaborando con tutti gli altri, facendo scelte nelle quali a guidarci siano l’intelligenza e il discernimento, senza voler per forza appiccicare su tutto l’etichetta di “cattolico”.
Abituiamoci a porre a sostegno delle nostre posizioni argomenti solidi, concreti, sui quali abbiamo riflettuto con serietà e non i facili slogan e le scelte emotive.
Scrivo tutto questo con sincero amore alla Chiesa e con fraterna amicizia verso coloro che la pensano diversamente da me. ROSELLA AMBROSI TACCHI
