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Una Chiesa che costruisce alleanze

L’Assemblea Diocesana 2016 si è appena conclusa, con l’omelia del Vescovo Gualtiero per l’Anniversario della dedicazione della Cattedrale che ha raccolto e rilanciato le tante suggestioni emerse, e già si possono evidenziare alcuni aspetti particolarmente interessanti. È opinione diffusa tra alcuni cristiani disillusi, legati a vecchi schemi e incapaci di sognare che le assemblee, i convegni e i sinodi servano a ripetersi cose che si sanno già perfettamente. Questo rischio si può correre, è vero, perché le soluzioni “di principio” sembrano sempre a portata di mano e la loro applicazione pratica si perde tra mille strutture; tuttavia l’ultima Assemblea Diocesana ci offre buone speranze di evitarlo, essendosi concentrata appunto sulla sinodalità, sulla difficoltà a camminare insieme, sulla tendenza a chiudersi nel proprio ambiente e nelle proprie sicurezze. Innanzitutto, sulla scia del Convegno Ecclesiale Nazionale dello scorso anno, la relazione introduttiva – precisa e stimolante – di mons. Giuseppe Lorizio è stata seguita da un lavoro di gruppo, con una svolta di metodo e di stile. I partecipanti, divisi in gruppi da dieci, si sono confrontati concretamente sulla formazione dei laici, sulle nuove alleanze da costruire e sul cammino della aggregazioni laicali, individuando ciò che già funziona bene, le criticità incontrate e le prospettive di impegno che si possono ragionevolmente tracciare.

L’impressione che si ha è quella di costruttori di alleanze che lavorano sodo ma faticano ad allearsi tra loro, di una crisi di fiducia che impedisce di uscire e confrontarsi, di un annuncio della fede che non parte dall’ascolto delle domande dell’uomo e si trasforma in proselitismo, di un impegno ad abitare la città che si è sfilacciato con conseguenze pesanti sulla politica e sull’ambiente, di un’educazione che mostra l’urgenza di una rinnovata alleanza fra uomo e donna e fra generazioni e, infine, della necessità di percorrere la via del trasfigurare fino ad approfondire sempre più l’alleanza fra Cristo e la Chiesa e fra clero e laici.

Il Vescovo ha voluto evidenziare in maniera particolare le “corsie” della strada da percorrere. La prima è riservata ai ministri ordinati, che sono “chiamati a tenere unite le comunità cristiane stimolando la creatività dei fedeli laici”; per questo, devono riconoscersi come “membri-servi” della Chiesa e dedicare energie nuove alla direzione spirituale e al sacramento della Riconciliazione, perché i fedeli, ben formati, siano parte attiva della Chiesa e non “clientela”. La seconda corsia è per le aggregazioni laicali che, vincendo le diffidenze, devono trovare in parrocchia l’ambiente per crescere; la terza, invece, è riservata ai laici che guardano all’impegno politico, da assumere come luogo privilegiato per la costruzione di alleanze. In definitiva, le parole chiave di una Chiesa “in uscita” possono essere individuate nella fiducia e nell’ascolto, sia dell’azione dello Spirito Santo, sia nei confronti dell’umanità, perché la comunità cristiana sia nella massa del mondo lievito di dialogo, d’incontro e di condivisione.

FABIO MASSIMO MATTONI

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