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Che cosa celebrano i folignati? Strade e monumenti tra amnesie e interrogativi

La toponomastica è un interessante rivelatore dell’identità di un popolo: poiché si sente il bisogno di eternare figure o eventi importanti o stabilire più neutri riferimenti a luoghi geografici, i nomi delle vie svelano spesso il sistema di valori condivisi da una collettività o, meglio, dalla sua élite dirigente. La realtà folignate, in questo senso, appare peculiare, presentando tracce di varie fasi che l’hanno profondamente segnata. Una prima ondata, sul finire dell’Ottocento, è stata di matrice anticristiana, ed è quella che ha eliminato gran parte dei riferimenti religiosi dalla toponomastica cittadina, sostituendoli con intitolazioni a persone ed eventi legati al Risorgimento. Una seconda fase, riconducibile al primo sviluppo urbanistico fuori le mura, ha ripercorso ogni possibile riferimento ai patrioti dell’Irredentismo e ai luoghi della Prima Guerra Mondiale. La terza fase, quella del caotico sviluppo urbanistico della periferia, è stata scarsamente coerente anche dal punto di vista dei nomi delle vie. Il riferimento al Re dell’Unità d’Italia Vittorio Emanuele II è scomparso, sostituito da quello alla Repubblica, mentre il più discutibile omaggio al figlio Umberto I è rimasto a perenne memoria; l’eroe della Guerra di Spagna Alfiero Mezzetti ha ancora il suo bel viale mentre il commilitone Dandolo Gramellini si è visto scippare lo Stadio e sfregiare il busto marmoreo. E mentre, con profondo rispetto per tutti i caduti, ci chiediamo se sia il caso di onorare ancora chi morì durante la coloniale Guerra d’Africa, notiamo che non esistono mucchi di terra cui non sia stata intitolata una via nella periferia folignate e che parimenti risultano ormai esauriti anche gli specchi d’acqua più grandi di una pozzanghera. Ma l’imperatore Federico II, lo “stupor mundi”, che ricordava con vanto di essere cresciuto a Foligno, della quale si considerava quasi concittadino, non ha nemmeno un vicolo a lui intitolato: la stessa sorte di un De Gasperi, di un Moro, di un Berlinguer o di un Nenni. In compenso, nella lotta buona e giusta contro la mafia, si sprecano le intitolazioni alle sue vittime, neanche fossimo a Corleone. E nel frattempo che ci chiediamo chi o che cosa avremmo potuto celebrare nella statua che la Fondazione Cassa di Risparmio voleva collocare in Piazza San Domenico e che l’Amministrazione Comunale ha bloccato, che ci interroghiamo su sculture dalle strane forme comparse a (e anche scomparse da) Porta Romana e Piazza Piermarini, che ci confrontiamo sulle discusse e travagliate fontane che funzionano a singhiozzo, il club Rotary inaugura un monumento a forma di ruota in una delle rotatorie più trafficate della città. Per celebrare se stesso. Ma i folignati in cosa si riconoscono?

FABIO MASSIMO MATTONI

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