Che testimoni siamo?
L’Italia è pronta a partire per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù e la Polonia ad accogliere più di due milioni di pellegrini. Il grande evento che dal 26 al 31 luglio farà di fatto triplicare gli abitanti di Cracovia, è ormai alle porte e la macchina organizzativa è quanto mai in fermento per definire gli ultimi dettagli. La preoccupazione maggiore, purtroppo, sembra ancora essere quella relativa ai numeri: quanti saranno i pellegrini, quanti italiani parteciperanno, si raggiungeranno le cifre di Madrid? Come se l’importante fosse la quantità e non lo spirito e il cuore con cui torneranno a casa i giovani pellegrini. La statistica sembra garantire una partecipazione come nello scorso 2011, intorno ai 90.000 giovani: c’è da stupirsi se si pensa alla grande attrattiva che può esercitare la Polonia quale terra di Papa Wojtyla, ma la copertura assicurativa “per atti di terrorismo” garantita ai pellegrini italiani, forse, anticipa qualche risposta. Eppure, la riflessione da fare potrebbe andare oltre la paura di un attentato. Se da un lato, infatti, è vero che dal 1989, anno della prima Gmg, al 2007 i grandi eventi nel nostro emisfero sono stati tanti, sì da essere un appuntamento imprescindibile per tutti i giovani, e dal 2007 a oggi ce n’è stato solo uno, non si può pensare a che i ragazzi si siano semplicemente disabituati alle Gmg. Probabilmente c’è da chiedersi: che testimoni siamo stati? Fatichiamo ancora a camminare in comunione verso lo stesso evento mondiale, abbiamo paura di confonderci nell’anonima dicitura diocesi quasi si perdesse l’identità del proprio gruppo o movimento, siamo così gelosi della nostra giovinezza che rimaniamo gli eterni nostalgici fermi a collezionare Giornate Mondiali. Certo, ogni Gmg è unica e irripetibile. Il calore delle famiglie che accolgono i pellegrini, le migliaia di volti che si incontrano lungo il viaggio, le culture diverse che si mischiano e si fondono: la Gmg ti resta impressa per la vita. È difficile dire: “Basta!”. Eppure, bisogna trovare il coraggio di mettere a frutto un’esperienza simile. Trovare il coraggio di farsi testimoni, di custodire i colori, le voci, i canti, le parole, una Parola, i silenzi e farli poi germogliare una volta rientrati a casa. I numeri non dicono tutto, ma se dal 2011 a oggi le cifre restano uguali, la risposta non può essere solo nell’Isis e nella crisi economica. La Polonia si sta spendendo al meglio per accogliere i milioni di giovani che la raggiungeranno per incontrare Papa Francesco. Per la prima volta nella storia, sono 130 i vescovi italiani che si sono resi disponibili ad accompagnare i ragazzi nelle catechesi. Per la prima volta, i vescovi saranno a loro disposizione nella settimana della Gmg, ogni giorno, per parlarci, ascoltarli e incontrarli da vicino. Non può cadere nel dimenticatoio l’esperienza di Cracovia: ne aspettiamo tutti grandi testimoni!
ANNAMARIA BARTOLINI