La politica riprenda vigore e spirito di servizio
Il Giro d’Italia è passato, la crisi politico istituzionale, sembrerebbe di no. Il condizionale è d’obbligo perché, allo stato, è impossibile ipotizzare cosa accadrà. Ma gli attuali accadimenti non sono che la punta dell’iceberg delle contraddizioni che da tempo contraddistinguono il governo locale. Dal 2011, e con cadenza annuale, si sono registrate critiche all’operato dell’Amministrazione definita arrogante, autoreferenziale, attenta solo agli interessi di bottega.
Poi i malesseri sono rientrati grazie alle poltrone, ben retribuite, elargite (assessorati, presidenze), oppure con la stesura di documenti definiti politici, finalizzati a far passare la nottata, senza una reale volontà di cambiamento, con buona pace di chi credeva di tutelare gli interessi pubblici.
Nel 2016 la questione è più complessa: dapprima si sono “ritirati sull’Aventino” tre consiglieri, che paiono rivendicare un “ruolo politico” o, forse, altro; certo è che da mesi non partecipano più a nessuna riunione, neppure a quelle che hanno richiesto di convocare. Massimo rispetto per le loro posizioni, anche se forse andavano meglio esplicitate. Ai tre ‘latitanti’ (come vengono definiti) si sono aggiunte le critiche, ben comprensibili, di altri due membri di maggioranza, che chiedono, in definitiva, un cambio di passo e un deciso intervento su problematiche non più rinviabili. Ora sì che la spada di Damocle pende sul capo di Mismetti, che però ostenta tranquillità; alla soglia dei festeggiamenti dei 25 anni di governo, dichiara di essere pronto a lasciare: “Non ci tengo né ci tesi mai”. Ma a fronte di divisioni che probabilmente il cittadino non capisce, e che il “palazzo” non vuole far capire, vi è una città ferma, in grande affanno, con problemi di carattere economico, sociale e culturale, che la carovana rosa forse per un attimo ha fatto accantonare, ma che riesploderanno a breve in tutta la loro virulenza. Una città sporca, piena di buche, sintomo di un degrado ben maggiore, con servizi, quando ci sono, di scarsa qualità; i bilanci di alcune partecipate sono in costante perdita, con rischi di pesanti ricadute sulle tasche dei cittadini e a livello occupazionale: ma che importa, basta tutelare le rendite di posizione del management. Occorre voltare pagina, cancellare questo sistema usurato che da troppo tempo opprime Foligno, garantendo finalmente trasparenza, partecipazione e meritocrazia; l’attività amministrativa deve essere finalizzata allo sviluppo, alla valorizzazione delle risorse, delle peculiarità storico-culturali del nostro territorio. La politica deve tornare ad occuparsi, con spirito di servizio e senza steccati, dei problemi reali dei cittadini. Vedremo come evolverà la situazione, se c’è la volontà di una radicale inversione di rotta oppure assisteremo alla solita pantomima con “promozioni” e scambio di favori. Fervet olla, vivit amicitia ([finché] bolle la pentola vive l’amicizia).
STEFANIA FILIPPONI