Dialogo a tutto campo con il cardinale Giuseppe Betori “Il terrorismo si combatte con la ragione e con la coscienza”
“Il ruolo pubblico delle religioni? La democrazia non può ridursi a puro formalismo di maggioranze e minoranze”. E sulla diminuzione delle Diocesi: “In Italia numeri elevati, in nessun’altra parte del mondo è così”
Foligno si prepara a vivere la sesta edizione della “Festa di Scienza e Filosofia”. Tra i numerosi appuntamenti degni di nota, spicca senza dubbio il confronto dialettico tra il cardinale Giuseppe Betori e il filosofo Paolo Flores d’Arcais, che si terrà il prossimo giovedì 14 aprile alle 18.00 all’Auditorium. Abbiamo chiesto al Vescovo di Firenze, nostro amato e illustre concittadino, di partire proprio dalle tematiche riguardanti laicità, fede e tolleranza per poi toccare tanti altri argomenti e chiudere con un pensiero sulla missione che la Gazzetta porta avanti da centotrent’anni.
In vista del confronto con il filosofo Flores d’Arcais, può anticiparci che spazio hanno le religioni in una democrazia?
Anzitutto occorre affermare con decisione che non c’è alcun oggettivo motivo per escludere le religioni dallo spazio pubblico e quindi da quello democratico. Questo perché se la fede riconosce l’esistenza di un assoluto, ciò non implica per sé che esso debba imporsi con mezzi diversi da quelli della ragione e della libertà delle coscienze, e ledere la pacifica convivenza. La storia mostra che il fanatismo intollerante ha dominato visioni del mondo che combattevano le religioni, come è accaduto alle origini della Rivoluzione francese, o che le negavano e perseguitavano professando l’ateismo, come si è verificato con i regimi nazisti e comunisti. Una volta accolte nello spazio pubblico, le religioni, come ha ben mostrato il filosofo Jürgen Habermas, costituiscono poi un potente fattore di alimentazione di principi e valori di cui la democrazia ha bisogno per non ridursi a un puro formalismo di maggioranze e minoranze, senza ragioni da proporre al vaglio delle coscienze.
Si possono coniugare insieme l’accoglienza, la speranza e la lotta al terrorismo?
Il terrorismo ha radici ideologiche che si nutrono dello stesso nichilismo di cui sono afflitte, ovviamente in forme diverse, le società che esso combatte. Per cui, proprio opponendosi al nichilismo prodotto dall’individualismo e dall’egoismo imperanti nelle cultura egemoni in Occidente, si ha il migliore antidoto contro il terrorismo. Solo società forti, consapevoli di sé, della loro identità come civiltà radicate su valori riconosciuti e condivisi possono resistere agli attacchi del terrorismo, che ha come sola sua risorsa la violenza e va combattuto invece con la ragione e con la coscienza. Solo una coscienza che si fonda su principi sicuri, perché riconosciuti come veri, può giustificare l’impegno di una società contro i nemici che vogliono abbatterla e quindi trovare motivi di speranza per il proprio futuro. Di nuovo l’apporto della religione e, concretamente, per l’Occidente, del cristianesimo, diventa in queste circostanze essenziale.
Papa Francesco ha indetto il “Giubileo della misericordia”: perdono e giustizia vanno d’accordo?
È un tema di cui il Papa è ben consapevole e che egli affronta nella lettera con cui ha indetto il Giubileo. Sarebbe difficile trovare argomenti e parole più precise al riguardo. Mi affido pertanto ad esse: «Giustizia e misericordia. Non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore. […] Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono».
In Italia il numero delle Diocesi sarà drasticamente diminuito, non si corre il rischio di allontanarsi troppo dalla gente? Che ruolo gioca la capillarità delle sedi vescovili in tema di annuncio del Vangelo e di impegno laicale?
Quale sia l’esito della riconsiderazione dell’attuale articolazione delle Diocesi in Italia non possiamo conoscerlo. Sappiamo solo che il Papa ha chiesto una libero confronto tra i vescovi, per individuare come meglio porsi al servizio della gente, avendo una consistenza di clero, di religiosi e di laici impegnati nella vita ecclesiale che permetta di rispondere alle esigenze della testimonianza del Vangelo nel territorio. È chiaro che ogni riforma non potrà minacciare la vicinanza dei pastori al loro popolo, proprio per assicurare quell’“odore di pecore” che il Papa chiede ai vescovi e ai sacerdoti. Ma è altrettanto vero che il numero delle Diocesi in Italia non ha uguali nel mondo e che le condizioni del mondo contemporaneo non sono più quelle di una volta. Affidiamoci con fiducia al discernimento di Papa Francesco.
La Gazzetta di Foligno si sta rinnovando: che cosa ha rappresentato per la nostra Diocesi e quali secondo lei sono le sfide che un settimanale cattolico deve affrontare?
Il ruolo della stampa locale è essenziale per la vita di una comunità. Non ci si può affidare nella comunicazione soltanto ai grandi mezzi, così lontani dalla gente e spesso così vicini a poteri non identificabili. La Gazzetta è uno strumento di cui la comunità folignate si è avvalsa per ormai un secolo e mezzo per creare legami, far crescere valori condivisi, rinsaldare un’identità storica. Un’amica che accompagna la vita della comunità e se ne fa portavoce nell’ottica del bene comune. Ma la Gazzetta è stampa locale cattolica e in questa caratteristica si fonda una specifica missione: trasmettere valori ispirati dal Vangelo e combattere il pensiero unico. Questi gli obiettivi e l’importanza che riveste la stampa cattolica nell’attuale mondo della comunicazione. Per questo essa deve avere sempre al centro l’interesse per l’umano e la difesa dell’uomo che passano da una parte dai temi trattati e dai diritti difesi, dall’altra dal rispetto del lettore e della dignità delle persone oggetto degli articoli. Regole e deontologia troppe volte disattese da un certo giornalismo e che la stampa cattolica ha invece nel suo DNA e di cui la Gazzetta è testimone.
ENRICO PRESILLA