Ancora la Festa della Donna?
Io non sono femminista, né mai lo sono stata. Anzi. Credo che una festa della donna senza una dell’uomo non serva a granché. Siamo nel terzo millennio e abbiamo ancora bisogno di una giornata per ricordarci che la donna, prima di essere oggetto, di desiderio o di piacere, è anzitutto persona, figlia, sposa, madre. Certo, se poi da Giornata Internazionale per la donna, così nasce la festa dell’8 marzo, si passa alla serata in discoteca o alla cena tra – rigorosamente – sole donne, forse, siamo proprio noi le prime a dimenticarci cosa festeggiamo. Le lotte per il riconoscimento dei nostri diritti e per la nostra tutela diventano l’ultimo dei nostri pensieri. Niente morali o moralismi di sorta. Penso, però, che una vera parità dei sessi ci sarà solo quando impareremo a priori a rispettarci, già perché esseri umani e non perché io uomo tu donna. Ripeto, non sono femminista e non credo neppure nell’uguaglianza di genere. Sono fermamente convinta che uomo e donna siano profondamente diversi, da principio e per natura, checché ne vogliano provette, improbabili affitti e diciture per non discriminare di “genitore 1/genitore 2”. Mi sembra un’alterità del tutto normale. Ma quante mimose insanguinate dovranno cadere ancora, prima di imparare a rispettarci? Quanti crisantemi continueremo a gettare sulla tomba di donne ferite, e non solo nel corpo? Quante donne ancora si presentano a un colloquio di lavoro e si sentono domandare: “È fidanzata, sposata o ha figli?”. Quante, di fronte a una maternità, temono di perdere il lavoro? Quante hanno paura di camminare da sole la sera, sopportando magari squallidi commenti e languide occhiatine? Perché poi, se succede qualcosa, è la donna che ha provocato: la gonna troppo corta, la scollatura troppo osé, lo sguardo che lascia intendere altro. Il maschio alfa deve rispondere. All’uomo è dato corteggiare più donne, è segno di virilità. Ce lo insegna la preistoria: l’uomo è predatore. Ma se è la donna ad avere più uomini, allora no, lei è una poco di buono. Posto che la fedeltà ha il suo bel valore e che il triangolo no, non lo avevo considerato, non sto facendo una tirata al popolo maschile. Solo un po’ più di impegno e civiltà da entrambe le parti e, forse, la tanto conclamata parità dei sessi non è così lontana. Auguri, allora. Auguri a tutte le donne, a quelle che pensano sia tutto finito e imparano, invece, a guardarsi di nuovo allo specchio, ad amarsi e a sorridere ancora alla vita, nonostante tutto, nonostante tutti. E auguri anche a quegli uomini che si ricordano dell’8 marzo pure nel resto dell’anno. Perché la diversità è solo la normalità.
ANNAMARIA BARTOLINI