San Feliciano 250

San Feliciano patrono del dialogo

San FelicianoÈ stata una celebrazione in onore di San Feliciano che resterà nella storia, quella del 24 gennaio scorso. Molti sono stati i motivi di gioia, che si sono intrecciati alla consueta, grandissima devozione che lega i folignati al loro Santo patrono. La Santa Messa solenne e la Processione sono state presiedute dal Patriarca di Antiochia dei Maroniti, S.B. Card. Béchara Boutros Raï, che ha accettato con gioia l’invito rivoltogli dal nostro Vescovo, S.E. Mons. Gualtiero Sigismondi, in virtù di un legame che da secoli unisce Foligno al Libano e che è destinato a stringersi sempre di più: dall’epoca delle Crociate, infatti, il cranio di San Marone, fondatore dell’omonima Chiesa libanese nel V secolo, è conservato a Foligno. Come ha sottolineato il Patriarca durante la celebrazione, all’evangelizzatore dell’Umbria, Feliciano, abbiamo visto accostato l’evangelizzatore del Libano: la loro fede intrepida è per noi stimolo ad essere testimoni fedeli della nostra identità e missione. Al termine della Messa, che è stata resa ancor più coinvolgente con alcuni canti eseguiti dagli ospiti libanesi, il Patriarca ha inaugurato una nuova statua-reliquiario di San Marone, dono della Comunità maronita, che è stata collocata nella Cattedrale di San Feliciano. Alla celebrazione ha partecipato anche il S.Em. Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ha testimoniato la vicinanza del Santo Padre e ha chiesto di pregare per gli uomini e le donne del Medio Oriente “che si sono visti rubare il dono della pace”, ringraziando inoltre la Caritas Diocesana di Foligno per l’impegno profuso nell’accoglienza dei profughi e rifugiati ad Atene. Nel pomeriggio, gli ospiti hanno preso parte alla Processione per le vie della città con la statua argentea di San Feliciano. “La gloria del Libano verrà a te”, ha esclamato Mons. Sigismondi commentando la gioia portata dagli ospiti maroniti e condivisa con i folignati, nella diversità di lingue e tradizioni liturgiche e nell’unità della stessa fede: una gioia grande e semplice, visibile nei volti e nelle parole dei presenti, uniti dalla venerazione, nella stessa Cattedrale, dei due evangelizzatori e fondatori delle rispettive Chiese, che oggi si riconoscono unite da un’amicizia speciale, da coltivare e da far crescere.

FABIO MASSIMO MATTONI

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