Giornata della Memoria: non dimentichiamo il presente
“Dopo tutto ciò, se il Fascismo prende posizione contro il giudaismo ci pare che abbia le sue gran brave ragioni”. Era l’8 ottobre 1938 quando, nel momento in cui si stava affermando la politica razziale del regime, questo giudizio apparve sulle colonne della “Gazzetta di Foligno”.
Il direttore era don Luigi Faveri, che sarà poi protagonista del Comitato di Liberazione di Foligno e che Antonio Nizzi, nel sui prezioso lavoro sulle carte del CLN locale, ci descrive con queste parole: “Esuberante e generoso, efficiente e preparato, finì col circondarsi di tanta stima e simpatia e di nessuna inimicizia”.
Poiché noi “gazzettieri” di oggi non abbiamo nessun titolo per sentirci superiori in intelligenza, fede ed umanità a coloro che ci hanno preceduto ottanta anni fa, l’imbarazzo nel leggere quelle parole deve esserci di monito. Nel giudicare la realtà è difficilissimo sottrarsi all’influenza delle circostanze storiche, all’attrazione per il potere e alla pressione delle ideologie dominanti.
La storia successiva della Chiesa locale e la vicenda personale di monsignor Faveri hanno poi saputo dimostrare con i fatti come il rispetto per la dignità di ogni persona e l’esperienza della carità vissuta siano più forti delle ideologie e delle enunciazioni astratte.
La memoria è per natura selettiva e, quando si tratta della memoria collettiva, ogni comunità tende a ricordare gli eventi che le sono utili per costruire la propria identità ideale e a dimenticare quelli che non collimano con questo disegno.
Celebriamo dunque il Giorno della Memoria per ricordare la Shoah, le leggi razziali e coloro che si sono opposti, a rischio della propria vita, a questo progetto di sterminio. Infatti, come ci ha ricordato papa Benedetto XVI nella Spe salvi, “Certamente, le nuove generazioni possono costruire sulle conoscenze e sulle esperienze di coloro che le hanno precedute, come possono attingere al tesoro morale dell’intera umanità. Ma possono anche rifiutarlo”. Il ricordo è la prima difesa contro la dilapidazione di questo tesoro.
Ma c’è un rischio. La tragedia della Shoah è tanto terribile da apparire un fenomeno che appartiene ad un’altra umanità. L’eroismo dei tanti giusti che hanno rischiato la vita per salvare altri uomini ci consola, ma ci appare lontano da una quotidianità fatta di tanti piccoli problemi da risolvere. Se fossimo stati noi in quelle circostanze non abbiamo dubbi su quale sarebbe stata la nostra posizione: ci sentiamo tutti dalla parte del “buoni”.
Eppure anche oggi il Mediterraneo è solcato da migliaia di disperati che fuggono dalla guerra e dalla morte ma nessuno di noi sembra percepire la gravità della situazione. La politica europea è incapace di esprimere non solo una ipotesi di soluzione, ma neppure una via unitaria per affrontare il dramma. Ciascuno va per conto suo e prende decisioni che sembrano più interessate al consenso interno che al dramma dei tanti fratelli che continuano a morire nelle città martoriate dalla guerra e vicino alle coste del Mare nostrum.
Come ha detto papa Francesco, ci siamo abituati all’indifferenza. Ci sembra normale passare con un click dalla notizia del barcone rovesciato davanti all’isola di Farmakonissi all’ultima puntata della fiction del momento. Mentre celebriamo giustamente il Giorno della Memoria per la tragedia che l’Europa ha vissuto più di mezzo secolo fa, rischiamo di non accorgerci della tragedia che si sta svolgendo a pochi passi da noi.
MAURO PESCETELLI