Perché la Costituzione non viene prima della Bibbia (e del Corano)
Sbaglia Massimo Gramellini quando afferma in una popolare trasmissione televisiva che la Costituzione viene prima della Bibbia, per dire poi che viene anche prima del Corano. Non basta lo scroscio di applausi dello studio, sulla cui spontaneità è sempre lecito dubitare, né la premessa (perfino condivisibile) che lo Stato laico è una conquista di civiltà del cosiddetto Occidente costata guerre e lotte secolari a giustificare un’affermazione grossolana e fuorviante. Stabilire un primato della legge fondamentale dello Stato (viene PRIMA) rispetto ai testi sacri delle tre grandi religioni monoteiste non è semplicemente scorretto dal punto di vista cronologico. È un assunto pericoloso per le conseguenze alle quali potrebbe condurre. Io credo che lo stato dovrebbe essere “laico” anche verso se stesso, cioè riconoscersi per ciò che è riconoscendo ciò che lo precede. E non lo fa quando si erge (o qualcuno lo erige) a principio fondante di ogni relazione ed espressione umana. Lo stato è un prodotto della storia e conosciamo le conseguenze devastanti per l’umanità generate dalle ideologie che lo hanno reso totalizzante. La Costituzione, che è la base delle relazioni civili, crea organismi di governo, figure giuridiche, un sistema di diritto, ma non crea i diritti universali ed inalienabili che appartengono all’uomo PRIMA di ogni costituzione ed indipendentemente da essa. E tra questi diritti a pieno titolo si deve ascrivere la libertà religiosa. La stessa Costituzione repubblicana si esprime con termini che testimoniano questa “precedenza” (lo Stato “riconosce”… “promuove”… “rimuove gli ostacoli”).
Capisco le preoccupazioni di Gramellini e la necessità di ribadire che in nome di nessuna fede si possono rompere le regole della convivenza civile e che nessuna violenza può essere autorizzata da nessun libro sacro, ma la strada per smascherare chi – bestemmiando – invoca il nome di Dio per giustificare stragi disumane, non è quella di subordinare la religione allo stato, la Bibbia o il Corano alla Costituzione, ma anzi di valorizzare il patrimonio di umanità e di civiltà che la riflessione sapienziale da secoli ha sedimentato nelle tradizioni religiose, incoraggiandone il dialogo ed il contributo al cammino della civiltà di una nazione. Non era certamente nell’intenzione del giornalista de La Stampa, ma io ho sentito in quel “viene prima” la risonanza di un embargo nel quale si tende a confinare il pensiero religioso, qui non rileva se cristiano o musulmano, come se il presupposto di fede ne inquinasse la libertà, né minasse quasi la liceità! Ho sentito in quel “viene prima” il pregiudizio marxiano (mai del tutto spento in una certa cultura) che la religione produca in fondo un annebbiamento delle capacità intellettive, alla stregua degli oppiacei.
Mi dispiace, del Corano non so dire perché lo conosco troppo poco, ma certamente prima della Costituzione viene la Bibbia, per una ragione semplicissima, perché prima viene l’uomo e con lui la letteratura, la poesia, l’arte, l’amore, le relazioni, il desiderio di infinito e di eternità che è scritto da sempre nel suo cuore.
VILLELMO BARTOLINI