IMMAGINI 10.9.2006 FOLIGNO INAUGURAZIONE AEROPORTO

La strage di Parigi, il generale Tricarico: “No alla guerra, ci vuole un negoziato”

“I pericoli per il Giubileo esistono ma le nostre capacità prevarranno sugli stessi pericoli”

IMMAGINI 10.9.2006 FOLIGNO INAUGURAZIONE AEROPORTO

La strage di Parigi e il massacro al teatro Bataclan hanno gettato nel terrore l’opinione pubblica mondiale. Questo attentato all’umanità ci invita ad una riflessione profonda. Noi la facciamo con il generale Leonardo Tricarico, folignate, già consigliere militare dei presidenti Amato, D’Alema e Berlusconi ed ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare italiana. Il nostro generale ora è presidente della fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis).

Generale, Papa Francesco ha parlato di terza guerra mondiale, ma è davvero così?
“Non in senso stretto, ma la suggestione del Santo Padre è una intuizione efficace. Io direi che la condizione di oggi dell’umanità intera va ben oltre l’orrore di una guerra, per quanto estesa essa sia. Le guerre, quelle tradizionali, poi si vincono o si perdono; oggi invece non si vede un ordine finale possibile, a meno che qualcuno sia in grado di riportare ad un grado di umanità accettabile le manifestazioni di orrore, egoismo, ipocrisia e malvagità cui assistiamo quotidianamente”.

La strage di Parigi evidenzia la debolezza dell’Europa di fronte a nemici così pericolosi?
“L’insussistenza dell’Europa semmai, la sua assenza ancora una volta dalla scena dove invece l’unità continentale sarebbe necessaria. Non tutto è perduto però, vediamo se Parigi questa volta, con questo nuovo e rumoroso choc, riuscirà a svegliare i paesi europei dal torpore, io ne dubito fortemente”.

Ma cosa vuole l’Isis veramente?
“L’Isis è l’evidenza di uno scontro decisivo tra Sunniti e Sciiti, noi forse non avremmo dovuto interferire fin dall’inizio con questo regolamento di conti planetario, limitandoci a controllare i lapilli che tale eruzione proiettava e proietta nei nostri confini, oltre a farci carico delle conseguenze di carattere umanitario del conflitto”.

Secondo lei i nemici sono tra noi e ci sono pericoli per il Giubileo?
“I pericoli per il Giubileo esistono, così come esiste in Italia ciò che di meglio si possa avere nelle attività di prevenzione del terrorismo. Le nostre capacità prevarranno sui pericoli, semmai ci sarà da rafforzare le frontiere ad evitare ‘regali’ dell’ultimo momento provenienti dall’estero. Va poi colta l’occasione per migliorare le attività di controllo per quanto riguarda la dimensione più fragile, quella della circolazione aerea, che da sempre esercita un fascino nefasto sui terroristi”.

Dobbiamo avere paura? I servizi di Intelligence sono preparati?
“Non dobbiamo avere timore, dobbiamo continuare a mantenere le stesse abitudini di vita ed essere confidenti che almeno in questo, questa malandata Italia riesca a far fronte alle proprie responsabilità. I nostri servizi di intelligence saranno all’altezza dei loro compiti”.

Quali strategie possono essere messe in atto per estirpare questa piaga: dialogo o guerra?
“Dialogo senz’altro, magari mostrando i denti a qualcuno che non dovesse darsi per inteso. Un dialogo allargato a tutti gli attori di questa tragedia, primari e comparse. D’altronde un intervento armato difficilmente risolverebbe il problema del terrorismo per una infinità di ragioni, anche tecniche. Abbandonare quindi velleitarismi guerreschi ed intraprendere il cammino di un processo negoziale duro e complicato, ma unico possibile apportatore di una seppur precaria stabilità regionale”.

ROBERTO DI MEO

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