Cattolici e politica: per una nuova scelta religiosa
Nell’omelia per l’anniversario della dedicazione della Cattedrale, il Vescovo Gualtiero ha affrontato il tema dell’“embargo spirituale che tiene lontano i fedeli laici dall’impegno politico”: un argomento scottante per il mondo ecclesiale, alle prese con un disinteresse e una sfiducia nella politica che non si vedeva dai tempi del non expedit e della Questione Romana. Ma se allora il disimpegno era forzato a causa dei contrasti tra i cattolici e le neonate istituzioni italiane, ora esso è del tutto volontario. Negli ultimi decenni è venuta a mancare una filiera in grado di formare i cattolici alla politica e di canalizzarne poi le istanze in un partito di riferimento. Non è certo il caso di rimpiangere la vecchia DC, il cui superamento è stato reso evidente dal fallimento di ogni tentativo di aggregare i moderati; tuttavia, è un fatto che la felice “scelta religiosa” inaugurata nel 1969 dall’Azione Cattolica di Vittorio Bachelet è degenerata – da un impegno prioritario per la formazione ecclesiale dei laici in un ambito distinto da quello politico – in un disinteresse di fatto nei confronti della politica e delle istituzioni. Da un lato, si è interrotta l’opera di formazione di cittadini contemporaneamente fedeli al Vangelo e in grado di animare cristianamente la società, e la conseguente assenza di “cristiani in politica” – dopo il crollo senza rimpianti della DC – è stata colmata con l’intervento diretto della gerarchia ed il soccorso di politici attratti più dai voti moderati che dal fascino del Vangelo; dall’altra, i fedeli cattolici hanno declinato il loro impegno a favore della società e degli ultimi in chiave privatistica, preferendo l’impegno nel volontariato al coinvolgimento nella politica, ridotta ormai a gestione del potere. L’assenza di un partito di riferimento e la mancanza di un esplicito appoggio da parte della gerarchia non possono, tuttavia, fornire ai cattolici un alibi per tale presa di distanze dalla politica: lungi dal limitarsi a riaffermare i soli “principi non negoziabili” (vita, famiglia, educazione) o di lanciarsi alla riconquista di un terreno perduto, i cristiani di oggi devono partecipare attivamente alla società civile, detenendo senza contraddizioni la “doppia cittadinanza” di laici formati dal Vangelo e di uomini che vivono a fianco di altri uomini con i quali entrare in dialogo con il rispetto e la responsabilità di chi è “esperto in umanità”. Se agli occhi dei cattolici la politica stenta a liberarsi dal fango di un mero equilibrio di interessi che non guarda al bene comune né elabora pensiero, essi non possono continuare a privare la società del loro apporto a questa forma esigente di esercizio della carità che porta i segni della loro assenza. Una “nuova scelta religiosa” impone oggi ai cattolici di recuperare un’attenzione prioritaria per la formazione spirituale e politica, per essere laici nella Chiesa e cristiani nel mondo e fornire il loro contributo anche nella pluralità delle opzioni politiche offerte dalla società postmoderna.
FABIO MASSIMO MATTONI