Un lungo e delicato restauro ridona alla città l’Oratorio del Crocifisso
Fortemente lesionato nel ‘97, passato al Comune nel 2002, è ora fruibile in tutto il suo splendore
Un gioiello! Unanime esclamazione di stupore hanno prodotto gli intervenuti alla riapertura dell’Oratorio del Crocifisso venerdì 18 settembre. È scopo del Barocco, d’altronde, abbagliare con l’incanto. Affreschi, tele, stucchi e dorature quasi senza soluzione di continuità, in una magnificenza che le fotografie solo a stento ridanno, sono ora patrimonio della comunità. L’Oratorio, in stato deprecabile e gravemente lesionato dal sisma del 1997, interdetto alla visione per diverse generazioni di folignati, è passato dalla Confraternita del Ss. Crocifisso alla proprietà pubblica nel 2002, ai tempi della giunta Salari, con Bettoni assessore alla Cultura. L’operazione è frutto di una permuta: alla Confraternita la porzione del convento di San Giacomo già di proprietà pubblica e sede del carcere; al Comune di Foligno l’oratorio. Ristrutturato attraverso un lungo e complesso iter al quale hanno contribuito finanze regionali e municipali per un totale di oltre 1.144.000 Euro, è ora finalmente fruibile, purché (come la convenzione volle) si mantenga “la sacralità del luogo” e l’attività che vi si svolga sia “compatibile con l’identità dello spazio”. La speranza è ora di vederlo aperto più spesso. Ideale contenitore culturale, esso si presta infatti a diversi usi pubblici.
Vicende storiche della Confraternita e dell’Oratorio
L’oratorio del Crocifisso fu edificato dall’omonima confraternita, attiva a Foligno dal 1410 e formalmente istituita nel 1570. Fondate e gestite da famiglie della nobiltà o dell’alta borghesia cittadina, le confraternite svolgevano compiti di ordine corporale e spirituale (assistenza ai carcerati e ai condannati a morte, trasporto delle salme, aiuto ai bisognosi, alloggio ai pellegrini) per conto delle corporazioni che esse rappresentavano e dalle quali traevano finanziamenti. La Confraternita del Crocifisso, cosiddetta per il culto della Croce e dei santi Pietro e Paolo, si deve alla presenza nei Rioni degli Spadagli e dei Cipischi (oggi assorbiti dall’Ammanniti) di diverse famiglie di cordari, tra le quali spicca per beni e importanza quella dei Vitelleschi; il suo scopo era, oltre a curare la presenza dei crocifissi durante le processioni, quello di accompagnare i morti alla sepoltura, per cui nascevano spesso accese controversie con la vicina Compagnia della Morte; le rendite erano garantite da frequenti lasciti e da munifiche offerte pro fabrica e pro ornatu. Proprio queste ultime determinarono un continuo ingrandimento e abbellimento dell’oratorio; i confrati dell’Arte dei Funari avevano bisogno di una sede fissa per riunirsi e ottennero dai domenicani la concessione in enfiteusi di un orto accanto al convento di Piazza della Canapa (oggi San Domenico). Siamo alla fine del Cinquecento. L’Oratorio del Crocifisso, così come oggi ci appare, incastrato tra Palazzo Candiotti e l’Auditorium, è poi in effetti il frutto di almeno tre grandi interventi: 1587-1642 (ci rimangono il soffitto ligneo verso l’ingresso, l’altare di Sant’Elena e il crocifisso); 1643-1701 (parte centrale dell’oratorio, con la cupola); dal 1702 in poi (le decorazioni a fresco e a stucchi che danno all’aula il generale senso di stupore barocco che oggi conosciamo). Fonte preziosa di notizie sull’oratorio è il Bollettino Storico della Città di Foligno (Bsf); in particolare: G. Metelli (Bsf VIII, 1984), A. Conti, G. Metelli e F. Colombatti (Bsf XXXV-XXXVI, 2012-13).
MAURIZIO COCCIA