L’Orfanotrofio maschile di Foligno
Fondato nel 1823 ad opera dell’arciprete Simone Fongoli, l’Orfanotrofio maschile di Foligno ebbe come prima sede i locali adiacenti alla chiesa di San Salvatore, appartenuti in precedenza al Conservatorio delle Convertite o Penitenti, intitolato a Santa Margherita, protettrice delle prostitute pentite; quest’ultimo era stato fondato nel 1727 dal frate dell’oratorio del Buon Gesù don Angelo Nocchi “per le giovani scostumate, le quali pentite vogliono ritornare sulla via del vivere onesto” e fu collocato inizialmente in una casa attigua allo stesso oratorio, ma nel 1734 venne collocato, come si è detto, nei locali contermini alla chiesa di San Salvatore. Nel 1823 il Conservatorio si insediò nell’antico monastero agostiniano di Santa Elisabetta, in via del Monasteri, e lì rimase fino alla sua soppressione nel 1863: l’anno successivo nell’ex monastero di Santa Elisabetta si trasferì l’Orfanotrofio maschile di Foligno. È in seguito a questo trasferimento che la chiesa di Santa Elisabetta, poi detta di Santa Margherita, assunse anche l’intitolazione a San Michele, in quanto l’Orfanotrofio maschile era sotto la protezione di questo santo, che è infatti considerato il patrono degli orfani.
L’Orfanotrofio maschile rimase in via dei Monasteri fino al 1907; trasferitosi l’istituto altrove, l’ex monastero fu incorporato (come la sede dell’Orfanotrofio femminile in via Umberto I) nel Ricovero di Mendicità Umberto I. La nuova sede dell’Orfanotrofio maschile era in via Vignola n. 2. L’amministrazione dell’Orfanotrofio era affidata alla Congregazione di Carità, cui faceva riferimento il direttore interno. Nel 1909 l’Orfanotrofio ospitava circa trentacinque alunni, ai quali veniva impartita l’istruzione elementare e venivano insegnati i mestieri di falegname, calzolaio, sarto, mentre qualche alunno veniva ammesso alla Scuola di Arti e Mestieri.
Dallo statuto organico dell’istituto approvato con regio decreto del 19 ottobre 1933, risulta che l’Orfanotrofio era retto dai Padri Somaschi (vedi foto 1, datata 1930) e che era dotato di officine per l’avviamento ai mestieri, mentre per la cultura generale gli ammessi frequentavano le scuole pubbliche. L’istituto venne amministrato dalla Congregazione di Carità fino al 1937, quando passò all’Ente Comunale di Assistenza, da cui l’Orfanotrofio si staccò nel 1939 per entrare a far parte degli Istituti Riuniti di Ricovero, istituiti il 19 maggio 1939; il nome degli Istituti Riuniti di Ricovero nel 1958 mutò in Istituti Riuniti di Ricovero e Assistenza, ovvero I.R.C.A.
Lavori di ristrutturazione nella sede dell’Orfanotrofio maschile sita in via Vignola vennero realizzati nel 1945 e nel 1950; un organico piano di ristrutturazione venne poi predisposto dall’Amministrazione dell’I.R.C.A. nel 1957. I lavori furono eseguiti fra il 1958 e il 1959: il 28 giugno 1958 si ebbe l’inaugurazione del primo lotto ristrutturato (vedi foto 2, datata, per l’appunto, 28 giugno 1958), il 4 e il 5 dicembre 1959 fu organizzata la celebrazione per il completamento dei lavori.
Il 28 settembre 1958 si diede inizio alle opere edilizie per la realizzazione di una nuova sede dell’Orfanotrofio maschile, situata in via Isolabella. Nell’ottobre del 1961 don Mariano Filippini prese possesso delle nuove strutture. La sede in via Vignola venne invece occupata dall’Orfanotrofio femminile (retto dalle Suore di Carità di San Vincenzo de’ Paoli), che si spostò dal complesso conventuale di Santa Croce in via Umberto I.
La documentazione riguardante l’Orfanotrofio maschile è conservata nell’Archivio di Stato di Perugia, Sezione di Foligno, e nell’Archivio del Capitolo del Duomo di Foligno, all’interno di undici faldoni. Nell’archivio sono confluiti anche documenti riguardanti i giovani assistiti e gli apprendisti (come pagelle scolastiche, certificati medici, buste paga, ma anche lettere dei familiari, svolgimenti di temi scolastici, certificati di battesimo e altro), che sono stati riuniti in una serie denominata “Assistiti” (ordinata alfabeticamente per cognome, con gli estremi cronologici riportati su ciascuna cartella); interessante risulta anche la documentazione fotografica – da cui ho tratto le due immagini poste a corredo di questo articolo – che spesso presenta appunti vergati da don Mariano Filippini.
EMANUELA CECCONELLI