Quattro “dissidenti” sfidano Mismetti
Elio Graziosi, Moreno Finamonti, Michela Matarazzi e Paolo Gubbini. Sono questi i nomi dei consiglieri comunali del Partito Democratico che hanno lanciato il guanto di sfida a Mismetti, votando, durante la seduta del Consiglio Comunale del 13 aprile scorso, tre mozioni delle opposizioni. Una sul piano parcheggi, una sulla riforma del lavoro del governo Renzi e una su FILS. Un gesto che il sindaco/presidente della provincia non ha preso bene. “Non è possibile arrampicarsi sugli specchi: una parte del Pd vota spesso in Consiglio comunale d’accordo con la minoranza ma se ne deve assumere tutte le responsabilità politiche”, ha scritto in una nota. Un richiamo teso a serrare i ranghi in un partito che vive, anche a livello nazionale, incontestabili tensioni interne. Anche nello scenario locale si mescolano lotte tra fazioni e temi di politica reale, in un quadro che vede emergere per un verso l’insofferenza rispetto allo svuotamento di ruolo delle assemblee elettive e per l’altro rivela una caratteristica dei partiti italiani di questi anni che è l’incapacità di esprimere (soprattutto quando governano!) una sintesi condivisa. Sarà per il restringimento delle basi militanti, per la difficoltà a far funzionare gli strumenti di elaborazione politica interna, sarà per il fatto che i partiti si stanno sempre più “personalizzando” e più che la sintesi di un sentire collettivo stanno diventando l’espressione di un volto capace di rappresentarlo (con vari gradi di successo questo è avvenuto con Berlusconi, Grillo, Monti, Di Pietro e, in una certa fase, con Bossi), sarà perché le radici sociali e culturali che animavano i partiti di massa della seconda metà del Novecento si sono enormemente ingarbugliate, sta di fatto che le assemblee elettive, locali o nazionali, stanno diventando sempre più il campo di battaglia di lotte fratricide che fanno più che altro bene agli avversari politici di turno. Gli elettori restano perplessi e oscillano tra il desiderio di veder rappresentata la propria idea in ciascuna singola questione contribuendo con le proprie scelte al frazionamento dei partiti e alla polverizzazione delle proposte politiche e quello di fidarsi di qualcuno affidandogli l’onere di condurre a modo suo le cose. Almeno per un po’. Se Renzi per affrontare i mal di pancia interni al partito si fa forte del consenso elettorale (vero o presunto), Mismetti prova a fare lo stesso ricordando nella sua nota il “mandato” dei cittadini e vantando i successi della sua amministrazione. I temi sul tappeto sono reali: la politica del centro storico (viabilità, parcheggi, chiusure) e la gestione di una partecipata, la FILS, che è stata tenuta in vita attraverso l’affidamento diretto di servizi che è facile ipotizzare abbiano alla fine costi non concorrenziali. Su questi temi lo stile del sindaco è stato più che altro una navigazione a vista, diretta soprattutto ad evitare gli scogli e le tempeste. Può bastare? Chi preme da sinistra per un cambiamento di rotta riuscirà a dare uno scossone? E quali ne saranno le conseguenze? Quale effetto avranno le vicende nazionali sulla definizione dei rapporti di forza a livello locale? Difficile fare previsioni. Ma in genere, tra i due litiganti…
VILLELMO BARTOLINI