Scienza e filosofia, tra festa e quotidianità
25mila partecipanti in quattro giorni per la quinta edizione della manifestazione
Ottimi esiti. Si è conclusa domenica sera la quinta Festa di Scienza e Filosofia. Chiunque abbia fatto un giro in centro nei quattro giorni dell’evento, pur non avendovi partecipato, si sarà quantomeno accorto di questo appuntamento che ormai rientra tra quelli in grado di richiamare sulla città grande attenzione mediatica e partecipazione viva. Chi avrà assistito ad una delle 96 conferenze o ai diversi laboratori ed eventi collaterali, in taluni casi sopportando code e attese (a conferma del successo di pubblico della festa), pur non essendo un filosofo o uno scienziato avrà comunque gradito la qualità dei relatori e degli interventi, e con essi la varietà delle offerte e degli ambiti trattati. Insomma, per ammissione degli stessi organizzatori, la festa ha avuto ottimi esiti, anche migliori delle edizioni precedenti: già al primo giorno di apertura era stato superato di un terzo il numero delle prenotazioni per le conferenze e alla fine si sono contati 25mila partecipanti in quattro giorni, con un buon afflusso da fuori città (come si è evinto dagli interventi del pubblico nelle sale, che in molti casi tradivano accentazione non folignate e non umbra e, in ogni caso, una certa competenza e passionalità) e con il coinvolgimento nell’organizzazione delle scolaresche cittadine (200 allievi delle superiori, nell’ambito dei progetti di continuità scuola-lavoro) e di tanti collaboratori e volontari (90 in tutto).
Perché? Un anno e mezzo fa, Umberto Eco, in un articolo dal titolo Guardarsi in faccia al festival (L’Espresso, 20/09/2013), si chiedeva proprio da cosa derivasse il successo dei raduni letterari, filosofici, scientifici che negli ultimi anni sempre più numerosi nascono in Italia: «Ogni città vuole avere il proprio festival […]; ogni città cerca di avere le menti migliori […]. Alcune migrano da festival a festival, ma in ogni caso il livello dei partecipanti è piuttosto alto. Questi festival […] attraggono folle quasi da stadio, in gran parte giovani che arrivano da altre città e spendono uno o due giorni per ascoltare scrittori e pensatori. E in più a gestire questi eventi concorrono squadre di volontari (anche qui giovani) che vi si dedicano come un tempo i loro padri andavano a disseppellire dal fango i libri dopo l’alluvione di Firenze. […] In questi raduni il pubblico ascolta per ore dei discorsi da aula universitaria. Ci va, ci sta, ci torna. [Perché?] Una percentuale di giovani è stanca di proposte di intrattenimento leggero [o] di televisioni che quando parlano di un libro lo fanno solo dopo la mezzanotte. E dunque danno il benvenuto a offerte più impegnative […]. La seconda ragione è che questi raduni culturali denunciano l’insufficienza dei nuovi modi di socializzazione virtuale. Puoi avere migliaia di contatti su Facebook ma alla fine ti accorgi che non sei davvero in contatto con esseri in carne e ossa e cerchi allora occasioni per stare insieme. […] Lo si fa per guardarsi in faccia». Nulla da obiettare; semmai constatare che, nella speranza che non sia una moda passeggera, la Festa di S&F di Foligno svolge a pieno questa parte.
Però, con un cruccio. Che finita la festa (e non festival, data la funzione laboratoriale e didattica che svolge), oltre il giusto risalto che essa merita, rimane poi la quotidianità. A tal proposito, tra i tanti ottimi relatori (impeccabili certi eventi in orari e spazi meno canonici e dunque meno partecipati), mi piace citare l’ex-ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza (oggi tornata a insegnare Bioingegneria Industriale all’Istituto Sant’Anna di Pisa), che ha evidenziato come in Italia sia oggi difficilissimo, ai limiti dell’impossibile, fare ricerca; per i fondi che non ci sono (nel senso che non sono programmati a lungo termine e vanno continuamente rinegoziati – spesso al ribasso), per le scarse speranze di chi voglia entrare in questo mondo, per la precarietà di chi vi è già. Con il conseguente ritardo che il nostro Paese accumula nei confronti di altre aree del mondo attualmente più vivaci e lungimiranti.
Nel suo piccolo, Foligno si tenga intanto stretta la sua festa: la Scienza, la Filosofia (aggiungerei l’Arte, in tutte le sue forme), tra la gente e per la gente. È già qualcosa, foss’anche solo per parlarne.
MAURIZIO COCCIA