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Esempi di committenza artistica femminile in Umbria

Lo scorso 19 febbraio sono stata invitata ad intervenire ai “Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia” con una conferenza su alcuni esempi di committenza femminile in ambito artistico nella nostra regione.

La prima figura che ho analizzato è Elisabetta Guidalotti, alla quale dobbiamo lo splendido polittico eseguito dal Beato Angelico (fig. 1). ok - Art es committenza artistica femminile Umbria - Immagine1L’analisi dei documenti permette di evidenziare il ruolo di assoluta rilevanza rivestito da Elisabetta nell’amministrazione dei beni e soprattutto nel recupero del prestigio sociale della sua famiglia, le cui sorti avevano subìto un grave colpo in seguito al coinvolgimento nella congiura in cui rimase ucciso Biordo Michelotti, nel 1398. Per far eseguire il polittico della cappella di famiglia nella chiesa di San Domenico a Perugia Elisabetta aveva bisogno di un nome di prestigio: la scelta ricadde su un artista benvoluto dal pontefice. Nel polittico, sotto le sembianze di San Nicola di Bari, compare il ritratto di papa Niccolò V (al secolo Tommaso Parentuccelli da Sarzana), a cui il Beato Angelico era strettamente legato. Donna dotata di notevoli capacità imprenditoriali e di uno spiccato spirito di iniziativa, Elisabetta non ebbe figli e dedicò la sua lunga esistenza alla gestione del patrimonio familiare, entrando in possesso di forti somme di denaro.

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Altro capolavoro assoluto commissionato da donne e conservato nella Galleria Nazionale dell’Umbria è il cosiddetto polittico di Sant’Antonio eseguito da Piero della Francesca (fig. 2). Nel 1468 il Comune di Perugia elargisce alle monache 15 fiorini per contribuire al pagamento di quest’opera, che risulta già eseguita. In questo periodo la conduzione del monastero è affidata a Margherita di Onofrio Montesperelli, ormai molto anziana, e a Ilaria Baglioni, figlia di Braccio, costretta a monacarsi all’età di 11 anni e presente nel monastero perugino almeno dal 1460. Fu probabilmente Ilaria a creare i contatti fra il monastero perugino e Piero della Francesca: i Franceschi e i Baglioni avevano possedimenti contigui nel territorio di Sansepolcro.

Fig.3
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Fu invece un’altra Baglioni, di nome Atalanta, a commissionare nel 1507 a Raffaello un’opera per ricordare – attraverso il drammatico soggetto della Deposizione di Cristo dalla croce – la morte del figlio Grifonetto, ucciso nel corso di una faida familiare (fig. 3). La tavola, collocata nella cappella Baglioni in San Francesco al Prato, fu trafugata nel 1608 da emissari del cardinale Scipione Borghese, nipote di Paolo V, che la volle per la sua collezione privata. Per placare le ire dei perugini, il papa impose al nipote di farne eseguire una copia da inviare a Perugia, che fu eseguita da Giuseppe Cesari, il Cavalier d’Arpino.
Spostando l’indagine sulla committenza femminile nel territorio di Foligno, ho scelto di parlare di Cecilia Coppoli, Brigida degli Elmi e Anna de’ Conti. Cecilia, al secolo Elena, era figlia del medico Francesco Coppoli di Perugia, città nella quale nacque nel 1420. Nelle Memorie del Monastero di Santa Lucia in Foligno si legge che Cecilia risedette nel monastero folignate dal 1441 al 1500, anno della morte, ricoprendo più volte l’incarico di badessa e diventando promotrice delle operazioni che condussero alla ristrutturazione del complesso.

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I lavori si conclusero nel 1477 e compresero la lunetta posta sopra all’ingresso del monastero, affrescata dal pittore folignate Pierantonio Mezzastris nel 1472 (fig. 4).
Brigida degli Elmi era moglie di Michele di Niccolò Picche, ricco mercante e banchiere folignate, con interessi a Foligno e Firenze, già morto nel 1477. Come riporta Jacobilli, nel 1479 Brigida commissionò a Niccolò di Liberatore un polittico per la cappella di famiglia nella chiesa di San Niccolò (fig. 5). Brigida muore prima del 16 settembre 1482. I termini del contratto del 1479 erano scaduti, quindi gli esecutori testamentari e il pittore folignate stipularono un nuovo contratto che prevedeva la consegna dell’opera entro due anni, tempo che non venne rispettato: l’opera, ancora oggi conservata nella chiesa folignate di San Niccolò, è infatti datata 1492. La riflessione sull’apporto femminile nella commissione di opere d’arte può trarre un significativo spunto dall’iscrizione presente nella predella del citato polittico di San Niccolò eseguito dall’Alunno, oggi conservata nel museo del Louvre di Parigi.

Fig.5
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Eccone la traduzione: “La pia Brigida lasciò per testamento che si facesse questo insigne lavoro, dono sommamente grato a Dio! Se desideri conoscere il nome dell’autore, egli è Niccolò, cittadino [Alumnus] di Foligno, illustre vanto della sua patria. Erano già trascorsi mille e cinquecento anni meno otto [1492] quando il lavoro venne ultimato. Ora a tuo giudizio, o lettore, chi ha maggior merito? Brigida che diede la commissione di questa tavola o colui che la dipinse?”.
Anna de’ Conti era figlia di Giovan Francesco de’ Comitibus e di Lucrezia Bufalini, sposatisi nel 1479. Il suo nome compare per la prima volta nel 1521, nel testamento della nonna Allegrezza degli Atti. Nel 1549 acquistò la casa che era stata di Niccolò di Liberatore e negli anni successivi fece eseguire molte opere architettoniche e decorative nel monastero di

Fig.6
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Sant’Anna o delle Contesse; dal suo testamento, del 29 aprile 1556, si ricava che Anna godeva di questa casa come di un vero e proprio appartamento all’interno del monastero. Inoltre nel 1565 fece portare a Foligno la pala eseguita dallo zio Sigismondo per la chiesa romana di San Maria in Aracoeli (fig. 6). In virtù di quale diritto e di quale legame con l’opera? È stato ipotizzato che la donna abbia ottenuto il dipinto di Raffaello in cambio del finanziamento dell’impresa decorativa riguardante la tribuna della chiesa romana e che l’evento misterioso raffigurato sullo sfondo del dipinto alluda ad un miracolo che avrebbe salvato Anna da morte prematura.

EMANUELA CECCONELLI

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