Giovanni Cristofano Amaduzzi e la riscoperta degli affreschi di Ottaviano “Nelli” nella cappella di Palazzo Trinci
All’interno degli studi sulla decorazione pittorica di Palazzo Trinci, un’attenzione a parte è stata riservata agli affreschi che si trovano nella cappella palatina. Come è noto, si tratta di dipinti eseguiti per volere di Corrado Trinci, figlio di quell’Ugolino che aveva in precedenza commissionato la gran parte delle pitture poste a ornamento della residenza signorile: lo si ricava dall’iscrizione che corre lungo la parete d’altare, in cui viene specificata anche la datazione, 25 febbraio 1424. Segue la firma dell’artista, di cui oggi, a causa di una lacuna sull’intonaco risalente al terremoto del 1832, si legge soltanto “…anus Martini de gubio”. Si è finora ritenuto che la trascrizione dell’iscrizione comprendente la parte mancante (“pinxit M. Octavianus Martini de gubio”) fosse stata menzionata per la prima volta da Luigi Bonfatti, in una pubblicazione sull’importante pittore eugubino data alle stampe nel 1843. In realtà, grazie a un testo conservato nella Biblioteca Augusta di Perugia, è possibile far risalire ad un altro studioso la prima segnalazione riguardante gli affreschi della cappella di Palazzo Trinci. Il testo in questione è un esemplare delle Lettere pittoriche perugine o sia ragguaglio Di alcune Memorie Istoriche risguardanti le Arti del Disegno in Perugia di Annibale Mariotti, pubblicato nel 1788. A pagina 46 di questo libro, nel margine inferiore, è riferita con un appunto manoscritto la notizia sui dipinti presenti nella cappella di Palazzo Trinci a Foligno e viene riportata anche l’intera iscrizione con la firma di Ottaviano; nell’appunto si specifica che tali informazioni sugli affreschi della cappella Trinci furono fornite, con una lettera del 24 dicembre 1788, da «Cristof. Amaduzii». Si tratta di Giovanni Cristofano Amaduzzi, che fu dunque il primo erudito ad interessarsi, nel 1788 o forse anche prima, agli affreschi della cappella Trinci, preoccupandosi di riportare l’iscrizione con la firma dell’artista eugubino, allora ancora integra.
Nato a Savignano di Romagna nel 1740 e morto a Roma nel 1792, Giovanni Cristofano Amaduzzi seguì i primi studi a Rimini nel seminario vescovile, prendendovi gli ordini minori, quindi fu alla scuola privata del noto naturalista e antiquario Giovanni Bianchi (Jano Planco), sotto la cui guida si appassionò alle questioni letterarie e alle ricerche erudite. Grazie alla protezione di papa Clemente XIV, anch’egli ex allievo di Bianchi, dal 1769 fu professore di lettere greche presso La Sapienza, mentre dal 1780 insegnò al Collegio Urbano. Nel frattempo era anche diventato ispettore della Congregazione di Propaganda Fide, ottenendo dal papa nel 1770 la carica di soprintendente della relativa stamperia. Fra le sue pubblicazioni spiccano anche dissertazioni di ordine filosofico e archeologico. Per i suoi studi ottenne ottima reputazione presso i principali esponenti del panorama culturale settecentesco. Tra i suoi numerosi corrispondenti per ragioni culturali figura, come si è visto, Annibale Mariotti. Altro personaggio con cui Amaduzzi intrattenne un fitto epistolario è Lodovico Coltellini. Nato a Livorno nel 1720 e morto a Cortona nel 1810, Coltellini fu un erudito e studioso di antiquaria, epigrafia, paleografia e diplomatica, storia naturale e botanica. Il nome di Lodovico Coltellini in relazione a Palazzo Trinci è legato all’esistenza di un taccuino intitolato Appunti manoscritti sopra la città di Fuligno. Scritti da Lodovico Coltellini accademico fulginio. Parte nona. 1780-1790, conservato in un archivio privato e contenente una descrizione illustrata di alcuni dei reperti archeologici e degli affreschi della Camera delle Rose, della Sala degli Imperatori, della Loggia in Palazzo Trinci e della facciata del Palazzetto del Podestà di Foligno. Come è noto, in questo taccuino l’autore (probabilmente non identificabile direttamente con il Coltellini, ma con un intellettuale locale suo collaboratore e corrispondente, individuato a livello ipotetico, da Bruno Gialluca, con Antonio Prosperi, uno dei membri di maggiore spicco dell’Accademia Fulginia) riportò anche alcuni stralci degli atti di quietanza, datati 1411 e 1412, relativi alla decorazione pittorica commissionata da Ugolino Trinci, dove compare il prestigioso nome di Gentile da Fabriano. Di Ludovico Coltellini sono note più di quattrocento lettere inviate a Giovanni Cristofano Amaduzzi dal 1786 al 1793 e conservate a Savignano sul Rubicone nella Biblioteca della Rubiconia Accademia dei Filopatridi. È probabile che uno studio specifico di questo carteggio possa offrire preziose informazioni sul processo che portò questi due eruditi, negli anni ’80 del XVIII secolo, a riscoprire i preziosi affreschi di Palazzo Trinci.
EMANUELA CECCONELLI