“Abete dei desideri”, l’originale iniziativa della Caritas
“Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre” diceva Sant’Agostino. Oltre le statistiche che vorrebbero ancora un anno in bianco e nero, c’è una città che desidera sempre. A dirlo sono le centinaia di biglietti appesi durante l’Avvento all’“Abete dei desideri”, primizia di quest’anno del Chiostro Caritas di San Giacomo, addobbato di giorno in giorno con le speranze – rigorosamente anonime – di chi ha affollato il centro cittadino durante le feste. Scusi posso farle un regalo? vengono agganciate le persone. Quasi nessuno si tira indietro all’invito ad aprirsi alla speranza del Natale. Perché qui non è Santa Claus che si pungola ma l’invito è a scommettere con Chi davvero può rispondere. Ma si paga? chiede timoroso qualcuno. Foligno spera e gioisce mentre scribacchia, con la tenerezza dei grandi che sanno farsi ancora bambini. C’è una grande dolcezza che avvolge nello scorrere i centinaia di desideri, delicati, colorati e bellissimi proprio come i foglietti su cui i passanti li hanno impressi, un giardino di fiori unici. Niente parole di vittimismo per i folignati: al centro del mondo si spera con gioia per le proprie famiglie (al primo posto nei biglietti scritti con il 15%), quasi a pari merito con la salute (13%) e più del doppio rispetto al lavoro (7.5%), l’onestà dei politici (1.6%) e la richiesta di soldi (0.8%). A Foligno c’è piuttosto il candore di chi cerca Pace (11.3%), Amore (8.5%), di chi chiede Felicità (8.4%), di chi dopo aver tanto sofferto cerca la Serenità del cuore (10.9%). “Ti affido il mio passato”, “Vorrei stare con qualcuno che mi ama”, “Dammi la forza di essere papà”, “Che io possa fare del mio meglio verso Dio, il prossimo e il mio Paese”, “Voglio non avere paura degli altri”, “Voglio amare”, “Desidero un’amicizia vera”, “Guariscimi dal disprezzo che ho per me”, “Desidero diventare mamma”, “Rendi felici le persone che amo”, “Che mio padre passi un Natale indimenticabile, ovunque sia”. In un biglietto si chiede “un posto da chiamare casa” ma non c’è mai rassegnazione in chi scrive. C’è anche il candore dei bimbi, con la loro grafia tonda e i loro desideri genuini: chi vuole la luna, chi chiede a Gesù l’astuccio delle Winx, chi domanda “che l’amore rifiorisca tra lo zio e la zia”, e ancora chi ha le idee chiare su cosa vuole dalla vita: “Vorrei mettermi in segreto con Alessandro e lasciarlo in 2° superiore” e infine la speranza di chi vorrebbe (i migliori auguri!) “passare l’esame d’estato con 100”.
Almeno un centinaio i biglietti rimasti nelle tasche dei folignati, non appesi (o forse dimenticati) per meglio meditare cosa scrivere. Se di questi nulla possiamo dire, niente paura. Abete o non abete “la preghiera sonnecchia” solo – ce lo ricorda ancora Sant’Agostino – “quando si raffredda il desiderio”. E senza scomodare la Mannoia quello che le donne (e gli uomini) non dicono, nella città che spera pare invece ce lo scrivano. “Voglio solo essere felice”.
FRANCESCA BRUFANI