Mario Sensi

Santuario di Loreto, devozione a S. Michele

Due studi di mons. Mario Sensi

Mario SensiLe presentazioni di libri possono diventare noiose se i presentatori, sapienti quanto si voglia, mancassero però di brio; addirittura queste presentazioni potrebbero diventare irricevibili se il loro contenuto risultasse astruso e troppo inusuale. Ebbene, tutto questo non è avvenuto mercoledì scorso, quando sono stati presentati, a Palazzo Trinci, gli ultimi due studi di mons. Mario Sensi, dedicati alla storia della devozione verso l’angelo Michele e alle vicende del santuario della Madonna Loreto, in età medievale e moderna. I presentatori sono stati il professore Emore Paoli e la professoressa Alessandra Bartolomei Romagnoli: commentatori intelligenti ed espositori udibilissimi. I presenti a Palazzo Trinci hanno espresso il desiderio di leggere, quanto prima, ciò che hanno udito.
Le tesi storiografiche dell’Autore mons. Mario Sensi, assolutamente acute per intuito e perfettamente ordinate per logica, si sono prestate a rendere prezioso e fertile quel pomeriggio dedicato ad acquisire informazioni di storia. E. Paoli e A. Bartolomei Romagnoli hanno dimostrato di sapere bene che quella acutezza e quell’ordine logico del Sensi hanno avuto origine da validi maestri; diciamo i nomi degli eminenti: il prof. Michele Maccarrone, Romana Guarnieri, Don Giuseppe De Luca. Dal primo Sensi derivò, fin nella formulazione della tesi dottorale, l’infinita attenzione ai documenti d’archivio, notarili in specie; dalla Guarnieri ebbe la sollecitazione a dare importanza ad ogni, sia pur umile, testimonianza femminile della spiritualità; da Don De Luca ricevette, essendo mediatrice la Guarnieri, il fecondo concetto di pietà. Maccarrone salvò Sensi dalla tentazione di costruire una storia in qualsiasi modo ideologica; Guarnieri lo esentò dalla storiografia della Chiesa gerarchica; De Luca gli chiarì la fonte della spiritualità. Si sa che Lucetta Scaraffia parla di “discepolato” di Sensi, e suo, rispetto a Romana Guarnieri, ma questo rapporto da discepoli a maestro si potrebbe ripetere tra loro due e Maccarrone e De Luca, benché ambedue non poterono contattare personalmente quest’ultimo per ragioni cronologiche.
Torniamo alle due opere di Sensi presentate a palazzo Trinci; E. Paoli riconosce in esse la microstoria della pietà, fino a soffermarsi sulla notizia dell’ultimo viaggio di San Francesco da Nocera ad Assisi, quando fece sosta in un antico santuario dedicato all’angelo Michele nei pressi di Bagnara; A. Bartolomei Romagnoli, a sua volta, trova nella storiografia di Sensi la prima testimonianza della devozione lauretana fuori dalle Marche, proprio in Foligno perché città ricca di importanti strade percorse dai pellegrini diretti a Loreto. Bartolomei Romagnoli mette anche in luce un tipico stile storiografico di Sensi derivato sia da tutti e tre i suoi grandi maestri, sia dal proprio ingegno: uno stile che non dà mai il carattere di definizione definitiva a qualsiasi informazione storiografica, lasciando la porta aperta a nuovi risultati della ricerca scientifica.
Sensi, comunque, nonostante la sua adesione alla microstoria della pietà, non ha rinunciato alle grandi visioni storiche che attraversano molti secoli. Esempio interessante di questa acquisizione di ampie visuali si ha nel racconto del trasporto della Santa Casa di Loreto dal vicino Oriente alla collina marchigiana, visto come un episodio, tra i tanti, del transfert della spiritualità da Oriente all’Occidente, dopo il fallimento delle Crociate e l’espansione islamica. Altra grande visione storiografica: il culto micaelico perse, alla fine del Medioevo, il suo carattere etnico longobardo o romano, e contemporaneamente il santuario di Loreto passò da santuario puramente locale a meta di pellegrinaggi da fuori regione e da fuori Italia, mettendo in crisi il carattere medievale di tale devozione.
A Palazzo Trinci ci è stato detto dalla dottoressa Lucia Bertoglio che queste complesse situazioni storiche, minute e ampie intrecciate, l’hanno fatta faticare non poco nel compilare l’indice dei nomi pubblicato nelle ultime pagine dei due libri di Sensi; ed è stato un tocco di fatti presenti, in mezzo a tanti fatti antichi.
Alla fine della serata, quando Paoli e Bartolomei Romagnoli avevano terminato il loro lavoro, chi presiedeva l’assemblea, mons. Fortunato Frezza, ha potuto dare il cordiale saluto ai presenti, con la sua solita tranquillità di spirito; rimaneva in tutti la gratitudine per coloro che avevano lavorato per la diffusione della cultura, come per un prezioso bene comune.

DANTE CESARINI

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