Umbria in crisi, tornerà il futuro di una volta?
L’Associazione “Il Baiocco” promotrice di un approfondimento sullo stato di salute della nostra economia territoriale
L’Umbria è ferma, incapace di reagire, con i tanti acciacchi causati da un’economia asfittica e poco propositiva. Un po’ come Pinocchio disteso nel letto al cospetto dei tre dottori: è viva o morta? Ce la farà a rimettersi in carreggiata? Supererà questa celeberrima/tristemente nota/abusata crisi? A queste e ad altre domande ha cercato di rispondere l’Associazione “Il Baiocco”, che venerdì scorso 28 novembre ha organizzato un incontro con Fabrizio Pompei, economista dell’Università di Perugia, Maurizio Del Savio, direttore generale BCC Spello e Bettona, Leonardo Santarelli, presidente CNA Foligno e Giovanni Patriarchi, assessore sviluppo economico del Comune di Foligno: per dirla con Bennato, “Tutti intorno al capezzale di un malato molto grave”.
Il prof. Pompei ha snocciolato dati abbastanza eloquenti, provenienti da ricerche che si sono focalizzate sul decennio 2002-2011 e su un’accurata selezione di imprese della provincia di Perugia. È emerso un forte calo della produttività nel nostro territorio, peggiore di quello italiano, di per sé già negativo, e un aumento della popolazione non attiva: una sorta di nitroglicerina in salsa umbra. Tuttavia le piccole e medie imprese che in questo periodo hanno aumentato investimenti e occupazione sono state premiate da un aumento di produttività, senza però esserlo anche dal punto di vista del credito; il finanziamento delle imprese innovative, infatti, è storicamente un problema italiano e umbro in particolare. Il ricercatore dell’Università di Perugia ha concluso la sua relazione citando Keynes e ricordando, di conseguenza, che da queste situazioni si può uscire solo grazie all’investimento pubblico. Una proposta concreta? Basterebbe, ad esempio, puntare un po’ più sulla manutenzione del territorio o sull’ammodernamento dell’edilizia scolastica, per dare nuova linfa all’economia umbra.
Maurizio Del Savio, invece, nel corso del suo articolato e vibrante intervento ha sottolineato che le circa 400 banche di credito cooperativo rappresentano il 13% degli sportelli italiani e sono un baluardo e un’opportunità per il territorio; in Germania, non a caso, sono circa 1.100, grandi mediamente come la BCC di Spello e Bettona. Per il direttore generale quella di oggi non può essere chiamata “sfortuna”, è la naturale conseguenza delle scelte degli ultimi decenni. In Italia sono stati creati grandi gruppi bancari, tutti uguali. Così è stata eliminata la concorrenza, ma senza quest’ultima ci si appiattisce verso il basso: la cultura del “vincere facile” porta alla certezza della sconfitta. Preferiamo infatti giocare in difesa, anche a causa dei tempi irragionevoli con cui l’apparato pubblico procede al pagamento dei propri debiti; optiamo per non investire e per sotterrare i nostri talenti, comportandoci come un vecchio nobile che ogni tanto si vende qualcosa per andare avanti.
In rappresentanza del mondo imprenditoriale è intervenuto in modo chiaro e conciso Leonardo Santarelli. Gli imprenditori non investono perché hanno paura e, oltretutto, non c’è convenienza a fare impresa, in quanto gli strumenti finanziari sono molto più remunerativi. Se a questo si aggiunge la difficoltà a investire nel capitale umano e ad avere accesso al credito, anche a causa di bilanci spesso impresentabili, l’inversione di tendenza si avrà quando per gli imprenditori ritornerà ad essere conveniente fare gli imprenditori.
L’incontro, molto partecipato e seguito con grande attenzione, è terminato con le parole dell’assessore Giovanni Patriarchi, il quale ha messo in evidenza il ruolo fondamentale in termini di coordinamento che possono avere le amministrazioni pubbliche, auspicando inoltre che la BCC di Spello e Bettona possa proporsi con ancora maggiore successo nel nostro distretto, in quanto ha la testa e il cuore in questo territorio.
Insomma, tutti intorno al capezzale dell’Umbria con convergenza di diagnosi. Non ci si attendeva la fata Turchina e nessuno ha millantato bacchette magiche, ma la strada è quella giusta per attuare una terapia efficace.
ENRICO PRESILLA