Zuccherificio amaro
Dopo la fase delle demolizioni, i lavori di urbanizzazione sono fermi da mesi e la proprietà ha annunciato la messa in vendita dell’area. Cerchiamo di capirne di più insieme con Anacleto Cleri, l’architetto che ha curato per conto di Coop Centro Italia il progetto ex-zuccherificio. Nel salottino dello Studio ARAUT, dove l’architetto ci accoglie, è ancora in bella vista il plastico dell’area con le due “torri”, l’avveniristico edificio del Parco delle scienze e la passerella attraverso il Topino.
Quando vedremo il progetto realizzato?
Questo progetto non lo vedremo mai. E probabilmente ci vorranno altri dieci anni prima di vedere qualcosa nell’area dell’ex-zuccherificio.
Eppure nella presentazione del marzo 2012 sembrava tutto imminente. Cosa è accaduto?
Occorre una premessa. Il piano attuativo è stato presentato nel 2001, per l’approvazione abbiamo dovuto attendere il 2005; la richiesta di permesso di costruire è del 2006 e i permessi sono arrivati nel 2010. Le demolizioni sono del 2011, è seguito il progetto e i permessi di costruire nell’aprile 2013.
Una storia lunghissima… si è trattato di tempi tecnici?
Direi piuttosto tempi “politici”. Tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno gestito la questione con questi tempi e quel che è peggio è che non hanno ancora preso una decisione.
Cosa avrebbe dovuto decidere la politica?
Il Piano regolatore attuale (PRG) presenta per quest’area delle incongruenze pianificatorie incredibili; tutti le riconoscono ma nessuno ha voluto agire di conseguenza.
Ad esempio?
Sono previsti 8400 m2 di uffici; vorrebbe dire spostare tutti gli uffici della città in quest’area. I 4500 m2 destinati alla formazione potevano avere un senso quindici anni, fa quando le università decentravano i corsi; oggi questa realtà non esiste più. Poi c’è il tema Gabrielli-Tigre e l’esproprio dell’area a ridosso delle mura.
Come mai avete iniziato i lavori senza avere certezze? Ingenuità?
No. C’è sempre stato un confronto con il Comune per cambiare le destinazioni d’uso non realistiche. L’amministrazione comunale ha chiesto l’inserimento del Parco delle Scienze nel nostro progetto (si tratta di una superficie di 7500 m2), ed era evidente che ci fosse assenso sulla via intrapresa. Dunque, in attesa che l’amministrazione andasse avanti con il sottopasso ferroviario e prendesse posizione sulle variazioni da fare, abbiamo fatto le opere di urbanizzazione e gli scavi per i lavori previsti dai permessi di costruire acquisiti.
Ma c’è stata da parte vostra una vostra richiesta di cambiare le destinazioni d’uso?
Senza delle linee di indirizzo da parte dell’amministrazione comunale ed il suo assenso preventivo non avrebbe senso presentare una richiesta di variante al PRG.
Quando sono nati i problemi?
Quando il comune ha deciso di non decidere.
Eppure durante le varie presentazioni del vostro progetto il sindaco era presente e sembrava consenziente.
Il cortocircuito ha un’origine politica. Il progetto ex-zuccherificio è stato sacrificato sull’altare delle elezioni comunali. Una parte della maggioranza che sosteneva Mismetti era esplicitamente contraria. Dunque nel dicembre 2013 la proprietà ha deciso di vendere l’area e abbandonare l’investimento. Foligno ha perso un progetto da 100 milioni di euro.
Le critiche, però, non giungevano solo dal mondo politico. C’è stato il dibattito sulle “torri”, quello sul commercio del centro storico…
Sul primo punto bisogna ricordare che la proprietà aveva fatto anche un’ipotesi senza torri. L’amministrazione però non ha dato alcuna risposta, né in un senso né nell’altro. La paventata concorrenza con il centro storico, invece, mi sembra una sciocchezza. Basti pensare che nel progetto di variante c’è la previsione di 1400 posti auto gratuiti e la passerella sul Topino avrebbe unito questo parcheggio con il centro. Inoltre sono numerosi gli esempi di compatibilità di progetti del genere con il commercio del centro storico, ci eravamo confrontati anche con l’associazione dei commercianti. Le torri e il Parco della Scienza sarebbero stati un ulteriore elemento di attrattiva per la città. Per il parco si prevedevano circa 100.000 presenze annue.
E ora?
La proprietà ha sospeso tutte le attività, ha messo in vendita l’area e ha richiesto al Comune un indennizzo di 10 milioni di euro. C’è anche una difficoltà di rapporto con gli uffici comunali. La convenzione urbanistica (che è del 2005) prevede che entro due anni l’amministrazione avrebbe dovuto avviare le espropriazioni dell’area del Tigre. Ad oggi non ha ancora provveduto. Questo impedisce all’attuatore (finora Coop Centro Italia) di adempiere all’obbligo di completare l’urbanizzazione; senza questo completamento però non si può avere l’agibilità degli immobili.
Un bel rompicapo. Non c’è nessuno spiraglio per una ricucitura?
Non credo. Gli uffici dell’amministrazione stanno mettendo in campo delle posizioni per giustificare il proprio immobilismo che costituiscono un ulteriore problema.
Ma se la Coop ha rinunciato all’investimento per le incongruenze del piano regolatore come potrebbe interessare a qualcun altro?
In effetti, soprattutto in questa fase sembra difficile trovare un compratore… Se non si trova un soggetto interessato dovremo tenerci l’ex-zuccherificio in questo stato per molti anni ancora. Forse però, se uscisse di scena la Coop Centro Italia, ci sarebbe un atteggiamento di maggiore disponibilità. Il cambiamento dell’area, infatti, è irrinunciabile e va commisurato con gli equilibri insediativi della città ma anche con quelli economici degli investitori.
MAURO PESCETELLI