La guerra vera che nessuno racconta
Da che parte devono stare i cristiani di Terrasanta? Dalla Galilea la testimonianza di Francesco Bovi
Nell’ormai lontano anno 2000, Giovanni Paolo II compì una storica visita della Terrasanta, che tra le tante novità consegnate alla storia, incluse anche una Messa con i giovani cristiani in Galilea, sul monte delle Beatitudini. Anche dall’Italia e da Foligno in molti lo accompagnarono. Chi, come il sottoscritto, fu presente quel giorno conserva fino ad oggi la memoria di aver vissuto un evento storico straordinario, basti un esempio su tutti: erano stati tradotti i ritornelli dei canti in arabo e in ebraico e tutti li avevamo imparati. Questo colpì moltissimo anche i non cristiani che erano lì per motivi di lavoro, come gli addetti alla sicurezza, o che vedevano l’evento in televisione. In quell’occasione i cristiani di Terrasanta sentirono che c’erano le condizioni perché il miracolo della pace avvenisse, ma di lì a poco il fallimento degli accordi di Camp David e la Seconda intifada mostrarono al mondo la determinazione delle forze contrarie alla pace. Quest’anno è successo lo stesso con Papa Francesco, ma oggi io e la mia famiglia siamo cristiani di Terrasanta. Ormai viviamo in Galilea da tre anni, la lingua ebraica e quella araba non ci suonano più così strane, perché sono quelle che i figli studiano a scuola e che ascoltiamo in ogni Eucarestia. Abbiamo anche iniziato a guardare questa terra e le sue contraddizioni dal di dentro e a desiderare ardentemente per essa che si realizzino le promesse che tante volte il Signore le ha voluto fare. Papa Francesco non ha offerto una soluzione politica a questo conflitto, quelli che lo fanno sono ingenui o malintenzionati. Le ferite sono così incancrenite e i germi dell’odio così diffusi, che la cura non può limitarsi all’antibiotico della diplomazia. Invece il Papa ha invitato entrambe le parti a pregare con lui, e questo è esattamente quello che serve: un miracolo. Sembra strano che questo abbia acceso tanta speranza nella gente, ma a ben vedere non lo è poi così tanto. Il popolo tutto intero della Terrasanta (ebrei, arabi, e ospiti vari) conosce per esperienza l’inconsistenza dei proclami politici di fronte ai macigni che ci sono da rimuovere, per questo chi ha fede sa che se qualcuno può fare qualcosa, è Dio stesso, e le uniche parole degne di fede sono quelle dei suoi veri profeti. Questi ultimi si riconoscono dal fatto che non hanno mani insanguinate, anzi spesso è il loro sangue quello che viene sparso. Anche stavolta la risposta della parte avversa non si è fatta attendere e sulla piccola fiamma di pace si è rovesciato un torrente di odio. Io so che nei lettori sorgono degli interrogativi. Di chi è stata la colpa questa volta? Di chi ha cominciato o di chi ha risposto con eccessiva forza? Di chi butta razzi a caso rischiando di colpire anche i propri amici o di chi dispone di mezzi militari avanzati e li usa senza mostrare scrupoli? Di chi non ha rispetto per la vita del suo stesso popolo al punto da sacrificarla sull’altare della visibilità internazionale, o di chi non ha rispetto per la vita di innocenti inermi considerata meno importante del compimento totale della propria vendetta? Ora ci si aspetta che chi è più al dentro sia in grado di rispondere a queste domande e individuare chi è più colpevole, e quindi da che parte è giusto stare. Ebbene, non voglio sottrarmi a questo, la mia intenzione è proprio quella di smascherare il vero nemico della pace che abbiamo riconosciuto pericolosamente operante in Terrasanta: è il diavolo. Qualche lettore starà già scuotendo la testa. Però pensate se vi sembra possibile concepire di rapire tre ragazzi e ucciderli per ottenere un qualche obiettivo politico, oppure di prenderne un altro e bruciarlo vivo per trovare pace al proprio dolore. Quale ideologia perversa può giungere a pianificare simili malvagità, a pochi giorni dalla preghiera congiunta dei leader dei due popoli con il Papa? Ognuno è libero di darsi la propria risposta sull’origine della zizzania in mezzo al grano, ma la verità è questa: è opera del nemico per eccellenza. E allora che si fa? Si sta in mezzo a tutto questo combattendo, non contro gli uomini, ma contro la tentazione di fare giustizia alla maniera umana, predicando e attuando il perdono. Alcuni pensano invece che quello che si deve fare è andare con una forza ancora maggiore che possa obbligare i malvagi a comportarsi bene, ma i cristiani di Terrasanta ricordano bene la risposta di Gesù a Pietro, quando pensa di proporre alternative alla passione e alla croce: Va dietro a me satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini!
Francesco Bovi