Le chances del Sindaco Mismetti
Il sindaco rieletto, Nando Mismetti, non è certo un uomo nuovo, calcando la scena politica da un quarto di secolo e avendo dalla sua una cospicua esperienza amministrativa. Di sicuro nella storia locale passerà per uno degli amministratori più longevi, capace di muoversi in diversi settori strategici, dalla sanità all’urbanistica e, diversamente da altre biografie politiche a lui prossime, non legato ad ambizioni di carriera politica extraterritoriale. A suo favore emerge pure una certa capacità di ascolto e di mediazione con le varie forze cittadine, avendo coltivato reti trasversali che gli sono risultate utili sia nei precedenti mandati amministrativi, sia nei risultati elettorali di oggi. E proprio tali risultati – una maggioranza forte e tutta sua in Consiglio comunale – lo mettono di fronte ad un bivio: sarà il sindaco del cambiamento innovativo, come ha promesso, o del mantenimento di un potere che si accontenta di non scontentare? La sua lunga esperienza sarà messa a disposizione per un rinnovamento anche generazionale nella gestione della cosa pubblica, o rappresenterà un limite di fronte alle scelte (ex-zuccherificio, municipalizzate, centro storico, disoccupazione, tassazioni di vario genere…) che la città attende da tanto tempo? Volendo, il Sindaco ha grandi poteri e il nostro non dovrà “lavorare” per un terzo mandato. Ebbene, avrà il coraggio di andare fino in fondo nella realizzazione delle promesse fatte in campagna elettorale e per le quali ha avuto il consenso? Sceglierà assessori, collaboratori e incaricati accontentando a destra e a manca, o sceglierà sulla base di competenze e autorevolezza? Pretenderà dai colleghi di giunta un impegno più costante e più condiviso rispetto al passato? E con una maggioranza tutta sua avrà bisogno di tanti assessori o gli basterà affidare poche e chiare deleghe per il buon funzionamento dell’amministrazione? Le opposizioni, anche con forti accenti, hanno lamentato politiche clientelari diffuse “a vantaggio dei soliti amici di palazzo”, che finiscono col creare ingiustizie e prevaricazioni. Il Sindaco rieletto si è risentito, ma il buon senso esige di non abbassare la guardia, perché, sfogliando i nomi di non pochi assunti e gratificati nelle aziende comunali partecipate, appaiono con troppa evidenza parentele e collegamenti politici. In questo momento di disaffezione pubblica, il “sindaco di tutti” dovrebbe far crescere la partecipazione democratica dentro e fuori il Consiglio comunale, la trasparenza nell’informare i cittadini sul perché e sul come delle scelte che contano, il coinvolgimento di forze giovanili magari con l’istituzione comunale di una scuola di formazione alla politica. Il “sindaco di tutti” è anche espressione di una forza politica oggi in bilico tra autoriforma e conservazione, il cui esito non sarà indifferente per il futuro della regione. Foligno potrebbe diventare un laboratorio di quelle innovazioni capaci, partendo dalle città e dai loro sindaci, di costruire alternative al sistema politico e di potere che oggi entusiasma gli umbri sempre di meno. Avrà, il nostro sindaco, il coraggio di osare? Glielo auguriamo.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI