Sora Quintana
Ci sembra di conoscere tutto della Quintana, ogni particolare, ogni minuzia, perché ne leggiamo sui giornali, la vediamo nelle bandiere, l’ascoltiamo nel controverso rullare notturno dei tamburi, da giugno a settembre, la digeriamo, non sempre, nelle taverne, la metabolizziamo al Campo. Capirci veramente qualcosa è una pia illusione. Ciò che ci manca è una visione d’insieme. La Quintana al Giro d’Italia, la Quintana all’arrivo della Madonna di Foligno, la Quintana all’Expo 2015, la Quintana nelle pubblicazioni. La Quintana è Foligno, Foligno è la Quintana, dato che spesso non è molto altro. “Il cuore oltre le mura” è lo slogan di questa nuova edizione, ma che di inedito ha ben poco, a parte l’intento periferico. Eppure, negli sguardi dei rionali si legge un afflato orgoglioso di appartenenza all’ambaradan, consapevoli come sono, tutti, di adempiere a un gesto identitario, sociale, talvolta filomenico, da “Filomè voglio stare insieme a te”. I folignati, intesi come intero corpo sociale, si riconoscono ancora in questa inebriante manifestazione? Si spettegola che questa sia un’edizione un po’ fiacca, poco partecipata. Malelingue, replica il fedelissimo popolo che dimora nei rioni. Con un occhio all’esaltante passato ed un piede nel futuro, i quadri secenteschi dovrebbero interrogarsi se non fosse il caso, magari, di riproporre una sola giostra annuale, con il corruscar del vespro settembrino. Lei, sora Quintana, è come una splendida donna. Ad avercela continuamente sotto mano dopo un po’ stufa.
© Gazzetta di Foligno – Francesca Felicetti