l'economia nel paese delle fiabe

L’economia nel paese delle fiabe

Associazione “Il Baiocco”, conferenza alla Biblioteca “L. Jacobilli”

Mattatore il prof. Sergio Sacchi del Dipartimento di Economia – Università degli Studi di Perugia

l'economia nel paese delle fiabeUn viaggio inconsueto e accattivante, recitava la locandina con cui l’Associazione “Il Baiocco” invitava alla conferenza di venerdì scorso. Dopo gli onori di casa del presidente Ernesto Gullotti e l’introduzione di Serena Cardinali, l’esordio del prof. Sacchi non lascia dubbi, le promesse del manifesto saranno mantenute: “Non parleremo di leggi di stabilità o di finanziarie, sono favole anche quelle, ma noi ci concentreremo su altro”.
E così il viaggio nelle metafore economiche comincia dalla letteratura, in particolare dal romanzo “Martin Eden” di Jack London, nel quale vengono “anticipati” di un paio d’anni i principi basilari dell’organizzazione scientifica del lavoro, che Frederick Taylor positivizzò nel 1911. Poi il marketing trova la propria espressione nella novella “Un’impresa colossale” (Raccolta “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima”) di Achille Campanile, in cui si ipotizza la commercializzazione dell’acqua benedetta del Papa. Si rinviene qui il tema della piccola imprenditoria: la più popolare delle sostanze si carica di efficacia simbolica, acquisisce quello che gli economisti chiamano “vantaggio di differenziazione”, chiave di volta per massimizzare il profitto.
Il prof. Sacchi si concentra poi sul core business dell’incontro, sottolineando l’importanza delle favole con le parole dello scrittore G.K. Chesterton, autore dei romanzi con protagonista Padre Brown: “Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontano che i draghi esistono, ma perché affermano che si possono sconfiggere”.
Ed ecco che Pinocchio ospita una delle coppie di fatto più famose del mondo: il gatto e la volpe, sintesi della truffa perpetrata grazie al miraggio del facile guadagno (es: fondi speculativi e risparmiatori). Heidi è invece espressione di una romantica difesa dei valori rurali, della capacità creativa dei lavoratori del settore primario contro il grigiore della vita metropolitana. Campagna e montagna sono cibo dell’anima e medicina del corpo, mentre la città è artificiale, è degrado e corruzione: è il tema della “decrescita felice”. Cenerentola mette in evidenza, nel campo delle relazioni e degli scambi, la distinzione tra reti distruttive (matrigna e sorellastre) e costruttive (uccellini e topini). In Mary Poppins la Sig.ra Banks rinuncia ad una casa più grande e sceglie di avere due figli in più: “Rivaluteremo di nuovo i fini sui mezzi e preferiremo il bello all’utile” (J.M. Keynes). Il viaggio si conclude con il Mago di Oz: quale metafora rappresenta il verde mondo del fanfarone Oz? Oz abita in un castello verde, in un paese verde: è tutto costruito sul fasto del dollaro; ci si arriva mediante una strada di mattoni gialli come l’oro; il palazzo del mago sarebbe la Casa Bianca. Vivaci furono i dibattiti sui principali periodici economici. Peccato che l’autore affermò che il tutto fu casuale: non conosceva nulla di economia né della storia degli USA, i colori potevano essere completamente diversi. Ma nelle alte scuole di economia e finanza tuttora si dedicano giornate con gli studenti a discutere del Mago di Oz: ecco la potenza delle fiabe. E c’è poco da sghignazzare: “Quid rides? De te fabula narratur” (Orazio).

© Gazzetta di Foligno – ENRICO PRESILLA

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