Pagliacci

Croce Rossa Italiana: parla l’ex-colonnello Pagliacci

PagliacciPotrebbe parlarci un po’ del suo percorso professionale?
Sono Alessandro Pagliacci, di 74 anni, e posso dire che la mia carriera professionale si è basata sul mondo della medicina e su quello della Croce Rossa Italiana. Dopo essermi laureato, ho intrapreso subito il servizio militare – in quanto all’epoca vi era la leva obbligatoria – realizzato nella Sanità militare presso l’ospedale militare di Perugia. Dopo di che sono entrato nell’ospedale di Foligno, svolgendo in tal modo tutta la carriera: avevo cominciato da assistente e sono uscito da primario facente funzione negli ultimi due anni. Durante il mio lavoro ospedaliero ho conosciuto la Croce Rossa: prima mi hanno chiamato come insegnante per la preparazione dei corsi dei volontari, delle crocerossine, ed in seguito, scoperta l’esistenza del corpo militare della Croce Rossa, mi sono arruolato in questo corpo ausiliario delle forze armate. Qui ho prestato servizio volontario sino al congedo, che è avvenuto pochi mesi fa.
Entrando quindi nel dettaglio, ci informerebbe riguardo alla struttura organizzativa e al relativo funzionamento della Croce Rossa Italiana?
La Croce Rossa si compone in sintesi di due anime: quella militare e quella civile. La parte militare è composta dal corpo militare e dal corpo delle infermiere volontarie dette “crocerossine”; entrambi sono ausiliari delle forze armate e vengono attivati ogni volta che è necessario il loro supporto. La parte civile invece è composta da volontari, che sono incaricati di vari servizi, come ad esempio il trasporto infermi, il sostegno a famiglie bisognose e persone anziane, la clown-terapia e tanto altro. La Croce Rossa abbraccia in sostanza tutte le necessità delle persone che hanno bisogno di qualsiasi cosa.
Dal suo punto di vista, quanto è importante la Croce Rossa Italiana?
Sicuramente posso dire che la Croce Rossa Italiana si è distinta da sempre, si è prodigata in tutti i settori. Ha dato il suo meglio costantemente nelle guerre, nelle calamità naturali e nel sostegno ai bisognosi. Attualmente la Croce Rossa si sta rinnovando dal punto di vista organizzativo: di fatto da ente pubblico qual era, ormai è diventato un ente privato e come tale è più presente nel tessuto sociale, in quanto ogni comitato locale può adottare le sue attività e i suoi programmi in base alle esigenze locali che meglio conosce.
Come vive la Croce Rossa questo periodo di crisi, che da tempo danneggia la società?
Penso che lo viva male, in quanto purtroppo non si fa nulla senza il denaro: i costi ovviamente ci sono. I mezzi vanno acquistati, la manutenzione bisogna farla, l’affitto dei locali, le utenze ecc., nonché i dipendenti da assumere per mandare avanti l’organizzazione: tutto questo va a formare una spesa abbastanza grande da affrontare. Essendo oggi privatizzata, ogni comitato locale deve essere autonomo, quindi deve mantenersi con le sue forze.
Secondo lei a Foligno e dintorni vi è una risposta positiva alla partecipazione?
Devo ammettere che non vi è un’enorme risposta. Negli anni in cui sono stato presidente del comitato di Foligno mi sono molto adoperato per smussare tanti angoli che avevo trovato: vi era una grossa indifferenza da parte delle istituzioni locali e degli istituti di credito, che sono sempre stati molto diffidenti nell’aiutare la Croce Rossa.
Quanto le ha dato l’esperienza della Croce Rossa durante questo suo lungo ed importante percorso?
L’esperienza della Croce Rossa mi ha donato moltissimo, in particolare il fatto di appartenere al corpo militare, che mi ha consentito di essere operativo in grandi e gravi situazioni di emergenze, anche a livello internazionale. In sintesi ho avuto un’esperienza professionale molto importante, avendo anche svolto la carriera di medico: è stato molto più quello che ho ricevuto di quello che ho dato.
Quale messaggio sente di dover trasmettere a tutti i potenziali partecipanti alla Croce Rossa Italiana?
Certamente posso dire di considerare il volontariato come una grandissima risorsa di cui lo Stato non può fare a meno e fare del volontariato è importante per gli altri, ma anche per chi lo fa. Fare il volontariato significa ricevere indietro delle gratificazioni difficilmente quantificabili, che sono estremamente grandi ed importanti, che riempiono anima e cuore.

© Gazzetta di Foligno – FEDERICO SANTONI

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