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Chi è l’uomo perché la politica se ne interessi?

La politica, da Foligno a Roma a Bruxelles, di problemi da affrontare ne ha davvero tanti. Il più acuto sembra proprio la crisi della politica, il suo mostrarsi sempre meno capace di suscitare speranza, di indicare progetti e metodi per rispondere ai bisogni dei cittadini. Da noi il sistema affaristico-clientelare, riprodotto e incrementato dalla Seconda Repubblica, ha finito col far apparire quasi oro la Prima. Il groviglio patologico tra politica e affari è esploso anche in Umbria, anche a Foligno, compromettendo la biografia politica di personaggi noti e di gruppi dirigenti consolidati e lasciando qua e là incredulità e indignazione. Guardando poi alla situazione generale del Paese, questi anni sembrano i peggiori dal punto di vista politico, perché le povertà materiali e culturali sono aumentate e la politica, nell’era dell’immagine, troppo spesso non ha avuto altra forza che quella recitativa e fabulatoria. L’immagine ipnotizza e confonde l’identità con la notorietà. Rischio non lieve, questo, per la democrazia, quando il popolo elettore resta incantato da uomini privi di preparazione politica e abituati a supplire alla mancanza di dottrina e di progetti con dichiarazioni comiche o sproloqui demagogici. Il Paese – se mai la storia d’Italia potrà insegnare qualcosa – non ha bisogno di figure carismatiche né tanto meno populiste, quanto piuttosto di un recupero di democrazia. E cioè: valori e programmi che non siano la rincorsa truffaldina dell’arricchimento personale o di parte, ma l’impegno per l’uguaglianza e l’inclusione; forze e partiti – e questo lo potranno fare ormai solo i più giovani – che tornino a informare e a formare nuove generazioni per uno sforzo di ricostruzione nella società e nella politica. C’è bisogno di legalità, di amicizia civica, di cittadinanza solidale. Ma prima ancora c’è dell’altro, perché la società, la politica, l’economia, hanno bisogno di presupposti che da sole non sono in grado di darsi. Non si tratta di presupposti normativi e procedurali, ma di quei valori fondanti l’agire sociale e politico. Chi è l’uomo perché la politica se ne interessi? Il problema più grave di oggi non è forse l’aver sacrificato proprio questa domanda sull’altare del profitto e della tecnocrazia? O l’avere scambiato i diritti con le voglie da soddisfare e la dignità della persona con i desideri per tutti i gusti, che un certo relativismo ci propina di continuo? Saremo ancora umani tra cento anni? Alla vigilia del voto, sia locale che europeo, queste domande non possono essere snobbate da chi pensa di impegnarsi – e ha tutto il nostro incoraggiamento – ad una rifondazione della politica su nuove basi culturali ed etiche, che non siano la sovranità del denaro, della finanza e dei mercati, ma l’inclusione sociale ed economica delle masse ancora oggi tenute fuori dal lavoro, dai beni comuni e da una vita dignitosa. La scelta così chiara di Papa Francesco a favore dei poveri e contro la pratica dell’esclusione e dello scarto è un grido di protesta politica che interpella tutti. Ugualmente il suo invito a una conversione etica e ad una riforma economica salutare per tutti.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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