Papa Francesco in Terra Santa
«L’orgoglio ci ha separati, l’amore ci unirà»
Papa Francesco si accinge a compiere il suo viaggio in Terra Santa e, come quando vi si recò Francesco d’Assisi, il Medio Oriente è martoriato da violenze che scaturiscono da forze complesse e misteriose. Le fonti ufficiali parlano di un viaggio celebrativo, commemorare il cinquantenario dello storico incontro tra Paolo VI e il Patriarca di Costantinopoli Atenagora, avvenuto a Gerusalemme nel 1964. In quell’occasione l’evento rappresentò per il mondo cristiano una specie di «colpo di aratro destinato a smuovere una terra indurita» (P. Stefani). Sebbene si guardi con ammirazione al coraggio dei due protagonisti di quello storico incontro, non va dimenticato che Angelo Giuseppe Roncalli ebbe profeticamente un ruolo determinante, favorito dalla lunga esperienza di rappresentante della Santa Sede in Grecia e Bulgaria. L’attuale Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che attende l’arrivo del Vescovo di Roma, sostiene che negli anni del Concilio alcuni esponenti delle Chiese ortodosse avevano persino proposto Giovanni XXIII come «patrono» dell’unità dei cristiani e tuttora è guardato con grande venerazione: «Il mio beato predecessore, il Patriarca Ecumenico Atenagora, riconobbe pubblicamente la grande personalità di Papa Roncalli, riservando proprio a lui le espressioni evangeliche che lo accostano a Giovanni Battista Pròdromos, precursore di nostro Signore. Difatti, Giovanni XXIII fece realizzare un passo decisivo nel cammino della Chiesa, grazie alla sua importante e coraggiosa decisione di convocare il Concilio Vaticano II. Noi possiamo farci ispirare dal suo esempio, affinché si continui il difficile e faticoso cammino per raggiungere la piena riconciliazione tra le Chiese».
Atenagora (1886-1972), è stato una delle grandi figure spirituali del XX secolo; divenne Patriarca di Costantinopoli nel 1948, imponendosi come un uomo di elevatissimo spessore religioso e culturale; l’incontro fraterno con Paolo VI inaugurò un’epoca nuova nel dialogo tra le Chiese cristiane. All’indomani del quel primo incontro con un Papa, dopo un millennio, il Patriarca affermava: «Oggi riscopriamo la terra solida dell’antica fraternità e il ristabilimento dell’amore ci permette di rivedere le nostre differenze con occhi pacificati. L’orgoglio ci ha separati, l’amore ci unirà». In Atenagora appare «come l’identità cristiana degli spirituali – gli uomini avvolti dallo Spirito – non sia mai ripiegamento, contrapposizione o chiusura, ma rappresenti un’inaspettata e profonda apertura agli altri e al mondo» (A. Riccardi).
L’impegno ecumenico risponde alla preghiera del Signore Gesù che chiede che «tutti siano una sola cosa» (Giovanni 17,21); questa preghiera-comandamento ci interroga sempre e ci ricorda un dovere che troppo spesso dimentichiamo: «La credibilità dell’annuncio cristiano – ci ricorda Papa Francesco – sarebbe molto più grande se i cristiani superassero le loro divisioni e la Chiesa realizzasse la pienezza della cattolicità a lei propria in quei figli che le sono certo uniti col battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione. Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono!» (Evangelii Gaudium, 244 e 246). Oggi il mondo affronta problemi, la cui soluzione impone la collaborazione fraterna e l’azione comune tra tutti i cristiani, sulla via verso la piena comunione, secondo la volontà del Signore. I segni di divisione tra cristiani in paesi che già sono lacerati dalla violenza, aggiungono altra violenza da parte di coloro che dovrebbero essere un attivo fermento di pace. Tuttavia, se nell’arco di 50-60 anni abbiamo assistito a passi notevoli da parte delle Chiese in cammino verso l’unità, perché non puntare il nostro sguardo verso il 2033, quando celebreremo il secondo millennio della Redenzione, per raggiungere la piena unità? O magari al 2054, mille anni dopo la reciproca scomunica tra Oriente e Occidente? Uno studioso ha scritto che «in realtà la storia della Chiesa è soprattutto la storia delle sue divisioni» (A. Olmi). Dio voglia che in futuro si parli della storia della Chiesa come la piena riconciliazione tra tutti i discepoli dell’unico Signore Gesù Cristo.
© Gazzetta di Foligno – Oswaldo Curuchich jc