Ricerca e innovazione per uscire dal tunnel
Prof. Loris Nadotti: “L’università non può essere lo sbocco naturale per tutti i giovani”
“L’impresa, i saperi, il merito, la democrazia”. Il tema dell’incontro dell’associazione culturale “Il Baiocco” di Foligno si apre alle problematiche, alla ricerca di nuove idee e nuovi percorsi per permettere al nostro territorio di uscire dalla “morsa” che strangola realtà piccole come quella della nostra città, per di più inserita nel contesto di una regione che nel corso degli anni e dei decenni ha perso progressivamente centralità. Per spiegare meglio le ragioni di uno sfaldamento che ha afflitto il sistema economico e occupazionale italiano, il dibattito si è arricchito della presenza del prof. Loris Nadotti, delegato del Magnifico Rettore, del dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Perugia. A fare gli onori di casa, il presidente dell’associazione Ernesto Gullotti, il coordinatore Lucio Salari, il presidente di Confindustria Foligno Giuseppe Metelli. In apertura, il saluto del sindaco, che ha voluto riconoscere e certificare l’importanza della proposta che “Il Baiocco” ha contribuito ad accrescere in questi anni con i suoi incontri. Nadotti ha individuato nell’aver disatteso la “Strategia di Lisbona” (2000) a causa della crisi economica, una delle sconfitte dell’Unione Europea. Insufficienza di nuovi posti nel settore dei servizi, presenza di nuovi squilibri legati all’allargamento UE del 2004, inadeguatezza qualitativa fra offerta e domanda di manodopera. Ma il principe degli errori secondo il docente è stato aver insistito negli anni nella formazione liceale a scapito della formazione tecnica, creando un buco nell’offerta, che poi è stato colmato con l’impiego di personale straniero. L’errore di cui in Italia ci si è resi conto in ritardo è stato ritenere che lo sbocco naturale per tutti i giovani dovesse essere l’università. Il mercato occupazionale è afflitto da deficit e debolezze strutturali, che possono essere superati con un intervento significativo in alcuni campi: adozione e diffusione di nuove tecnologie; creazione di società basate sulla conoscenza, in cui ricerca ed insegnamento siano coordinate su scala europea; miglioramento della competitività grazie alla ricerca; modernizzazione e rafforzamento del modello sociale europeo. Nello specifico: in Italia le dotazioni per ricerca e sviluppo non sono mai aumentate. Tradizionalmente gli investimenti sono possibili solo nelle grandi aziende, le uniche in grado di alimentare trasferimenti dalla ricerca all’attività produttiva, se innovative, in grado di proteggere maggiormente la loro proprietà intellettuale, i loro brevetti, e di pagare sempre meglio i loro dipendenti. Dalla ricerca di BASE discende quella APPLICATA, dalla quale scaturiscono i brevetti. In questo ramo di attività è necessario un personale altamente qualificato. Ricerca e innovazione, ricerca finalizzata all’impresa: queste le ricette per uscire dal tunnel. Infine le conclusioni di Metelli: “Il risultato degli ultimi 30 anni è sotto gli occhi di tutti: abbiamo perso competitività, ci difendiamo esclusivamente nella meccanica e nella moda. Non esiste in Italia un tessuto economico-sociale in grado di accogliere i nostri migliori giovani formatisi nei migliori atenei; bussano a mille porte senza che nessuna se ne schiuda. Stiamo mettendo definitivamente in crisi il sistema di società che abbiamo costruito e conosciuto negli anni. Un imprenditore dovrebbe avere fiducia di potersi risollevare, ma non è semplice infondere fiducia a se stessi e agli altri”.
© Gazzetta di Foligno – ALESSANDRO BUFFI PROIETTI