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Foligno al voto

Pare che questa volta le liste siano molte e che tanti folignati abbiano scelto di scendere in campo e di metterci la faccia. E se dai pronostici il sindaco potrebbe essere un sessantenne, dai primi nomi che circolano potrebbe prospettarsi in Consiglio comunale una classe politica rinnovata e ringiovanita. Questo è un fattore non trascurabile, pur non essendo sufficiente il dato anagrafico a garantire capacità di rinnovamento autentico. Il rischio di passare “dal vecchio al vuoto” è sempre incombente e i Consigli comunali latitanti o inconcludenti di questi cinque anni lo testimoniano. Ma vediamo le altre novità. Se la destra si è ricompattata come per incanto attorno alla candidatura di Stefania Filipponi, sostenuta ora da ben sette raggruppamenti politici – 3 partiti (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuovo Centro-Destra) e 4 liste civiche (Cambiare Foligno, Impegno Civile, Foligno Futura, Uniti per Foligno) -, la sinistra è stata sedotta dalla divisione, in disaccordo sulle primarie di coalizione e con la Piccolotti che si sgancia per correre da sola. L’Udc è alle prese con una svolta storica da quando anche Maurizio Ronconi, l’ultimo anticomunista di ferro, si è deciso a collaborare con la sinistra per il governo della città, suscitando però i veti di Sel, che ha posto al ricandidato sindaco Nando Mismetti una sorta di aut-aut. E se le tensioni della sinistra non dispiacciono alla destra, che avrebbe tutto da guadagnare, nel Pd crescono le preoccupazioni per la tenuta della coalizione che ha governato la città da un ventennio grazie alla capacità di far collaborare insieme esperienze politiche plurali, e in passato diverse, su un programma condiviso. Al di fuori dei due schieramenti classici – se così li possiamo ancora chiamare – abbiamo questa volta i grillini e la lista di Aldo Amoni. Ma le modalità ancora criptiche dei primi e il generoso entusiasmo del secondo sembrano lasciare nell’elettorato più tradizionale – quello meno aduso alla democrazia on-line o alla frequentazione delle élite – un senso di attesa, tanto benevola quanto esigente, per verificare la visibilità e l’autorevolezza dei candidati, la credibilità e la fattibilità dei loro programmi. Le liste, dunque, sono molte e combattive; si spera che non siano frutto di improvvisazione o di risentimento, perché incanalare il dissenso è un conto, avere la passione e la competenza politica per costruire il futuro della città è un altro. E il futuro della città non arriva con i verbi di desiderio, ma con i progetti e le strategie per realizzarli. Dai discorsi elettorali pare di udire le medesime agende: piano regolatore da ripensare, centro storico da rilanciare, trasparenza ed efficienza della macchina amministrativa nel gestire la cosa pubblica, ripensare il sistema delle società partecipate, pensare al futuro lavorativo dei giovani, avanti il merito e via le rendite di posizione, ecc. È bene passare ora dai proclami ai programmi, magari su cose concrete come queste: che fine fa l’ex-zuccherificio, la mobilità nel centro storico e la sua rivitalizzazione, il sostegno alle famiglie in difficoltà, il turismo. Promettiamo di chiederlo ai candidati sindaci.

© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI

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