Quanto lo Stato risparmia con l’aiuto della Chiesa
Negli ultimi tempi sono emersi mugugni verso la Chiesa italiana accusata di approfittare degli “aiuti” di Stato anche in momenti di grave crisi economica: non solo, ma pure in diversi casi, veri o presunti, di frodare il fisco e di pretendere particolari privilegi. Il problema ci interessa e riteniamo che la trasparenza sia un dovere della Chiesa verso i fedeli e i cittadini. Per questo la Gazzetta dedica oggi un’intera pagina a fare i conti in tasca alla Diocesi di Foligno. Ma ci interessa anche dire come la Chiesa aiuti lo Stato italiano e lo faccia risparmiare, grazie a quella trama di fratellanza che il volontariato cattolico riesce ancora a tessere, non senza sacrificio, dentro una società per molti versi smarrita e sfiduciata. Ce lo spiega molto bene il recente libro di G. Rusconi: L’impegno. Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno (Ed. Rubbettino) che ha suscitato parecchio interesse nelle due sponde del Tevere, sfatando il luogo comune di una Chiesa parassita dello Stato e aprendo scenari inediti sul futuro del welfare in un paese in affanno come il nostro, dove, per fortuna, l’opera sociale della Chiesa integra in misura cospicua quella dello Stato. Citando cifre e progetti delle opere ecclesiali presenti in ambito sociale, l’Autore calcola un risparmio annuo per lo Stato di 11 miliardi di euro. Alcuni esempi: 1,2 miliardi grazie alla sanità cattolica, 4,5 miliardi con le scuole paritarie, 370 milioni di euro nella formazione professionale, 800 milioni nella lotta alla droga, 2 milioni tramite l’aiuto offerto ai migranti e altri due milioni per la lotta all’usura, 210 milioni per le attività a favore dei più giovani realizzate negli oratori, 50 milioni di fondi di solidarietà delle diocesi per iniziative di microcredito contro le nuove povertà. Le realtà caritative parrocchiali suppliscono alle carenze dello Stato in ambito sociale per 260 milioni di euro all’anno e la Fondazione Banco Alimentare allevia la povertà per 650 milioni. Le 449 mense per i poveri, che offrono oltre 6 milioni di pasti caldi, fanno risparmiare allo Stato 27 milioni. Accanto alle iniziative nazionali mirate, ci sono soprattutto quelle socio-assistenziali (assistenza residenziale e non per persone disagiate, per anziani non autosufficienti, minori e famiglie, tossicodipendenti, detenuti, immigrati, senza fissa dimora …), dove però è impossibile quantificare il risparmio per lo Stato. E se l’impegno del volontariato cattolico può avere un controvalore economico di 2,8 milioni di euro, le opere sociali di religiosi e religiose (13% del totale nazionale) non sono facilmente valutabili. “La Chiesa in Italia – conclude l’Autore – non è un ‘corpo estraneo’ alle dinamiche civili e sociali, anzi è profondamente presente a vari livelli e offre un contributo considerevole, sia in termini spirituali, sia materiali, contributo che va ben al di là di quanto, spesso, si conosce”. Non si tratta di rivendicare meriti particolari alla Chiesa, o rivendicare una sorta di orgoglio cattolico, ma di ristabilire un po’ di equilibrio nel gran ballo dei numeri sui costi della Chiesa per lo Stato.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI