Asino chi legge
Meglio il Kindle di Amazon, se la libreria cartacea, intendo quella fisica, ti riserva certi tormentoni. Almeno risparmiamo alberi e non sprechiamo inchiostro. È andata proprio come la racconto. Mi sono fatta il giro delle librerie della città, scoprendo banalità editoriali tanto care al ceto medio riflessivo, libri pronti per essere divorati dall’élite di massa. Foligno è la città dello Jacobilli. Se non altro per questo bisognerebbe scrivere, invece che città denuclearizzata, vietato l’ingresso ai Saviano e ai Fabio Volo. Non vorrei sembrarvi intollerante a certe letture, ma la letteratura di stagione mi butta giù. Omero, D’Annunzio, Kafka, Conrad e Wilde si rivoltano nella tomba all’idea di trovarsi un posto sullo scaffale in mezzo a quelle straordinarie schifezze di sicuro successo. Certe volte per capire le cose bisogna affidarsi agli ossimori. Alle belle letture Foligno era abituata, quando i licei erano i licei e non c’era pericolo di scambiare i professori con i bidelli. Oggi c’è più spirito critico al banco delle verdure del supermercato, che tra gli scaffali di una di queste trendy, friendly e glamour librerie. Mino Maccari direbbe “poche idee ma confuse”. Per fortuna la città che stampò per prima la Divina Commedia, la città del Frezzi, autore del Quadriregio, sembra non sottostare al tracollo della proposta culturale. Lo dimostrano tre librerie, più che indipendenti, che ci invidiano da tutta Italia; tre librerie emozionali, dove si può ancora praticare un rapporto umano con il libraio. Mi riferisco al decano Giovanni Carnevali, che è anche il fondatore dell’“Editoriale Umbra”, al “SalvaLibro”, dove le migliaia di libri usati e no, che vi sono esposti, sembra che Danilo Galli e Giovanni Maria Moscati se li siano letti tutti, visti i consigli che dispensano alla clientela. Sorprendono anche gli imponenti e ben forniti scaffali de “Il Formichiere” di Marcello Cingolani, ammassati in un capannone, da girare con i pattini, della zona industriale di S. Eraclio. Buon segno. Significa che i folignati, in fatto di letture, diffidano degli scaffali anonimi, privi di sapore, perché gira gira siamo sempre la città dello Jacobilli, mica delle “Cinquanta sfumature di grigio” e dei diari di Violetta. Lo sanno gli studenti che avvertono il richiamo dei libri. Per questo, forse, non s’incontrano al Cityper o a Collestrada, ma popolano con orgoglio tutto folignate la biblioteca comunale. Bisognerebbe incoraggiare le librerie che operano una selezione critica dei testi, perché leggere è sfuggire un po’ al conformismo, è utile a far scattare il dubbio, a salvarci dalla monotonia del pensiero e dall’ubbidienza acritica verso i concetti preconfezionati. Fateci un salto, in queste librerie della città, dove il suggerimento del libraio è ancora un bene prezioso. Poi fate il paragone con i supermercati del libro e coi colossi di catena, dove, “asino chi legge”, il rapporto con il cliente è affidato a commessi in disperata fuga dalla disoccupazione.
© Gazzetta di Foligno – FRANCESCA FELICETTI