“Una porta aperta sul Paradiso”
La ragione del fascino della Madonna di Foligno spiegata dal dott. Antonio Paolucci in uno splendido intervento, di cui riportiamo i passi salienti. Al direttore dei Musei Vaticani va il ringraziamento commosso di tutti i folignati e dei quasi 50.000 visitatori che hanno ammirato il capolavoro di Raffaello
Non vedevo l’ora di portare la Madonna della Pinacoteca Vaticana a Foligno e sono stato felice di portarla, anche perché io avevo un debito verso la città di Foligno. Io ero, molti di voi lo sanno, un Commissario governativo per il restauro della Basilica superiore di Assisi subito dopo il terremoto e contestualmente, in quei giorni memorabili, mi occupavo di vari centri dell’Umbria. Sono stato a Foligno quando il famoso torrino del Comune minacciava di collassare. Questa costruzione apicale che sta in cima alla torre della città, dove c’è l’orologio, dove si battono le ore, è quindi un simbolo della città, della storia della città. E il torrino stava per venire giù, colpito, disarticolato dal terremoto, era tutto inclinato. Ebbene, in quei giorni io mi sono adoperato per salvare il torrino pericolante: avevamo preparato una specie di gabbia di metallo per ingabbiarlo, sostenerlo, trasferirlo con un lunghissimo braccio sulla piazza, per poi restaurarlo nel dovuto modo. Ma il terremoto ci ha preceduto. Ricordo il 14 ottobre alle 6 del pomeriggio, quando il terremoto ha giocato la sua ultima carta: il colpo di coda che ha fatto crollare il torrino sulla piazza. Vedo però che è stato ricostruito molto bene, così che questa mattina venendo in piazza è la prima cosa che ho guardato, e ho visto che il torrino sta lì e continua a fare bene il suo mestiere, simbolo della città. Ecco perché, quando c’è stata questa occasione di portare la Madonna di Foligno per un po’ di giorni in casa sua, per l’occasione, tra l’altro, della festa del Santo Patrono, sono stato felice di farlo e ringrazio i miei colleghi dei Musei Vaticani, che si sono adoperati in questi giorni perché la Madonna di Foligno venisse collocata nelle migliori condizioni possibili nella chiesa che è stata sua per tanto tempo. Ora i cittadini di Foligno si chiederanno, come quelli di Milano, qual è la ragione del fascino di questo dipinto, dipinto che ha sedotto non soltanto il commissario di Napoleone nel 1797, ma anche generazioni e generazioni di intellettuali, di storici, di artisti. In che cosa consiste la bellezza della Madonna di Foligno? A prima vista si potrebbe dire: ma ce ne sono tante nelle chiese d’Italia di pale d’altare, quelle con la Madonna al centro, gli angeli a destra e a sinistra, dai colori più o meno vivaci! Certo, ce ne sono tante. La Madonna di Foligno è sempre apparsa speciale. Perché? Perché la Madonna di Foligno appare come una porta aperta sul paradiso. Che cos’è il paradiso per Raffaello? Il paradiso è la bellezza del mondo visibile, è lo splendore delle cose che ci circondano. Raffaello conosceva bene l’Umbria, veniva da Urbino. Al di là dei monti che ad est chiudono il panorama di Foligno, c’è la marca di Fano, di Pesaro, di Urbino, la patria di Raffaello. E Raffaello aveva lavorato in più occasioni in Umbria: a Città di Castello, per esempio, aveva dipinto lo sposalizio della Vergine che oggi sta al Museo di Brera a Milano; nella Chiesa di San Francesco a Perugia aveva dipinto la Pietà Baglioni, quella deposizione di Cristo che adesso sta alla Galleria Borghese di Roma. L’Umbria la conosceva bene. E in fondo la Madonna di Foligno ha voluto dimostrare che il Paradiso è qui su questa terra, che la bellezza del mondo visibile è l’ombra di Dio sulla terra. Questa è la ragione principale del fascino di Raffaello. Dopo vedrete con i vostri occhi. La Madonna vi fa un ssssst. La Madonna sta in cielo, come è giusto che stia, ma sta contro il disco del sole. La Madonna al sole. E tutto accade in un giorno d’estate, in un giorno di sole, ma anche di nuvole grigio-viola e azzurre. C’è tutto un tumulto di nuvole attorno alla Madonna che sta nel disco solare. E la cosa straordinaria di queste nuvole è che diventano volti e corpi di angeli. Le nuvole che attraversano il cielo dell’Umbria sono angeli. A destra e a sinistra ci sono i santi, i santi dai nomi familiari, nomi che si moltiplicano fra i campanili e le parrocchie dell’Umbria: Francesco, Giovanni, Girolamo; e accanto a Girolamo c’è un leone, simbolo iconografico di san Girolamo, ma è un leone affettuoso, con gli occhi lucenti: vien voglia di toccarlo, di abbracciarlo. E poi tutto intorno c’è il paesaggio, la rappresentazione dell’Umbria più bella che esiste in pittura. Questa verde valle sfiorata e toccata dal sole e in fondo la città di Foligno che è tutto un crepitare, un brulicare di luci e di colori, e sopra la città di Foligno c’è l’arcobaleno – e io dicevo questa mattina al sindaco: se fossi io il sindaco, assumerei questo dettaglio come emblema, come simbolo della città – . Qui il pittore ha voluto rappresentare la bellezza delle cose create. Chi? La Madonna di Foligno. La Madonna di Foligno è una bellissima ragazza italiana, è il ritratto della sua fidanzata, la fornarina, che aveva 18 anni quando il trentenne Raffaello dipingeva la sua pala, ed era la ragazza più bella di Roma. E poi la bellezza del mondo visibile sta in un bambino. I bambini devono essere come li rappresenta Raffaello: il bambino Gesù, un bambino grassotto, come devono essere i bambini in buona salute, con i capelli biondi, vispo, irrequieto, perché sta per sfuggire dalle mani della sua mamma, ed anche un po’ smorfioso, come è giusto che siano i bambini. Tutto questo è la bellezza. Raffaello si immerge nella bellezza, guarda la bellezza e pensa che contemplare con i nostri occhi la bellezza che ci circonda, la natura, le nuvole che attraversano il cielo, i monti azzurri sullo sfondo, la bellezza delle donne, degli uomini, dei bambini, tutto questo è il privilegio più grande. Non c’è consolazione più grande, per uno che è vivo sotto il cielo, che aver occhi per guardare e cuore per emozionarsi. Raffaello ragionava così e ha messo in figura questi suoi pensieri, questa sua capacità, questo suo desiderio di rappresentare la bellezza che ci circonda, fino al giorno della sua morte. Vasari dice che le ultime pennellate che Raffaello ha potuto eseguire sulla Trasfigurazione di Cristo sono state dedicate al volto del trasfigurato e alla luce e alle nuvole che circondano l’immagine del Cristo trasfigurato. Quest’uomo nella sua breve vita di 37 anni – muore il 6 aprile del 1520 – non ha fatto altro che testimoniare, rappresentare la bellezza. La Madonna di Foligno, che avete qui nella vostra città, restituita nella sua cornice legittima, e trovando l’aura spirituale nella quale era stata concepita e realizzata, è venuta a portarvi questo messaggio. Io credo che sia questa la specificità della pala di Foligno e la grandezza di Raffaello. Quindi, ancora grazie all’Eni che ha permesso a me di onorare un debito e a Foligno di riavere per pochi giorni la Madonna di Raffaello, di cui una riproduzione sta nella Cattedrale di Foligno. Mi ha fatto pensare, anche in passato, quanto questo popolo deve essere attaccato a questo quadro per averne messo la riproduzione in Duomo, dietro l’altare maggiore. Un gesto efficace, questo, per significare l’affetto, la devozione di una comunità per una grande opera d’arte.
*Il testo, tratto dalla registrazione, non è stato rivisto dall’Autore