Gualtiero Bassetti

«Cammino di libertà e di grazia»

Riflessione sull’omelia di S.E. mons. Gualtiero Bassetti in occasione della solennità di San Feliciano

Gualtiero Bassetti«Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù» (Rm. 8, 39). Le parole vibranti e certe nella fede dell’apostolo Paolo hanno accompagnato le riflessioni di S.E. mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo della Diocesi di Perugia-Città della Pieve, nell’omelia della Concelebrazione Eucaristica di venerdì 24 gennaio, solennità di San Feliciano. Il nostro Vescovo Gualtiero Sigismondi, nel saluto iniziale, ha voluto manifestare la gioia sua e di tutti i fedeli della Diocesi di Foligno per la recente chiamata di mons. Bassetti al servizio del cardinalato, sottolineando come la nomina sia giunta all’Arcivescovo proprio il 12 gennaio scorso, il giorno in cui Foligno era riunita attorno alla sua compatrona, la Madonna del Pianto. E proprio la figura della Vergine, che mons. Bassetti ha voluto definire «prima testimone della Grazia», insieme al modello rappresentato da Angela e da San Feliciano, sono stati i riferimenti fondamentali indicati quali evidente declinazione, per dir così, storica e concreta dell’azione del Vangelo nella nostra realtà territoriale. Il cardinale in pectore ha più volte sottolineato con forza l’importanza dei testimoni della fede, a partire da quei primi pastori come San Feliciano che, agli albori dell’era cristiana, hanno vissuto senza paura il lieto annuncio, credendolo per tutti e comunicandolo a tutti. Un riferimento in direzione di Sant’Angela ci è parso particolarmente indicativo di una sapienza «dei piccoli», che sa coniugare in sé il senso del termine patrono con quello di beato. Ai folignati, e non solo a loro, è ancora poco familiare il titolo di santa con il quale d’ora in poi la pietà si rivolgerà ad Angela, poiché troppo viva e forte è la familiarità che ha chiamato per secoli Angela beata. Ma è esattamente con questa parola – beatus – che il popolo si è sempre rivolto al proprio patrono, riconoscendo pertanto in questa figura la «pietra miliare del Vangelo, Vangelo vivente egli stesso». San Feliciano, dunque, primo evangelizzatore dell’Umbria, è colui che ha saputo seminare il germe della fede, la certezza della buona notizia che è Gesù, la gioia dell’essere cristiani operando nella carità e testimoniando la verità, fino al supremo dono di sé. È così che una comunità si edifica nel tempo come pietra viva, come ecclesia, e procede nel suo «cammino di libertà e grazia». Mons. Bassetti non ha voluto poi mancare di partecipare ai fedeli la sua emozione per aver contemplato in questi giorni la Madonna di Foligno, l’opera di Raffaello esposta al monastero di Sant’Anna fino al 26 gennaio scorso: vertice di bellezza e dignità nel quale arte e spiritualità dialogano in sintesi mirabile e assoluta, colore che diventa eloquente, musica che si fa canto. Non a caso il futuro cardinale ha voluto compendiare in un unico abbraccio la solennità di San Feliciano, la festa di Sant’Angela e la sosta della Madonna di Foligno in quella che è stata (e resta) la sua città: «momenti entusiasmanti di vita ecclesiale» li ha definiti il presule, che attestano non solo l’energia di una devozione, la forza di un momento unitivo o il richiamo pressoché irresistibile del connubio tra spiritualità ed arte, ma anche e soprattutto la consapevolezza meditata e la certezza profonda che proprio la libertà e la grazia sono la luce nel cammino verso la salvezza. La folla che ha gremito la processione di Sant’Angela, ben viva nella memoria dell’Arcivescovo di Perugia che l’ha richiamata non senza emozione nella sua riflessione, la partecipazione così viva e sentita alla solennità di San Feliciano, il flusso costante dei visitatori che sono voluti essere presenti dinnanzi alla Madonna di Foligno vanno interpretati molto al di là di un segno della tradizione: sono – oltre a tutti i significati possibili – la traccia sensibile della volontà di capire la gioia. E la gioia, quel Figlio che Maria tiene fra le braccia, è per tutti: è anche questo il messaggio di San Feliciano, la cui testimonianza è stata madre di intere generazioni di credenti, nelle quali sono pur fiorite le manifestazioni più intense, come quella di Angela. Ed è a questo punto della sua riflessione che mons. Gualtiero Bassetti entra nell’urgenza del mondo contemporaneo, con una domanda che interroga le coscienze in modo inequivocabile: consentiamo che i nostri cuori siano «ancora arsi dall’amore di Dio?». È una domanda tremenda che nasce dalla frequentazione della Scrittura: «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» (Lc. 18, 8). Dov’è l’entusiasmo di fare il bene e che posto hanno i poveri nelle nostre società equivoche e contraddittorie? Se l’uomo respinge il fratello, respinge Dio e si allontana da ciò che è bello, da ciò che è giusto e da ciò che è vero, lasciando che l’iniquità invada lo spazio ed oltraggi il tempo. C’è dunque più che mai urgenza della fede e la fede è dono e grazia di Dio: la grazia crea la fede, ma – ed è questo che forse il mondo preferisce ignorare – non si limita ad un atto iniziale, continuando a crearla momento per momento. È questo senso profondo che va recuperato, affinché la fede diventi la coscienza critica dell’agire: non ci sembra casuale, infatti, che la riflessione del cardinale in pectore si chiuda con il richiamo ad una «nuova fecondità evangelizzatrice». Percorrere con il Vangelo le vie della nostra storia individuale e collettiva, non è soltanto consentire alla giustizia di abitare il mondo degli uomini, ma è anche ritrovare le radici del nostro essere cristiani. «Fate quello che vi dirà» (Gv. 2, 5): a questa esortazione nella fede hanno risposto con il loro fiat San Feliciano e Sant’Angela.

© Gazzetta di Foligno – Guglielmo Tini

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