Su un “particolare” della “Madonna di Foligno” il Sasso (di Pale?) nello… stagno
Sull’opera di Raffaello una “intuizione” da verificare
Premessa
L’esposizione straordinaria a Milano, a Palazzo Marino, dal 28 novembre 2013 al 14 gennaio 2014 – per iniziativa e con sponsorizzazione dell’ENI – della Madonna di Foligno di Raffaello, custodita di norma presso i Musei Vaticani, ha riproposto all’attenzione generale il capolavoro, che nei prossimi giorni sarà visibile anche nella nostra città. Ben lontana dagli autori di questo scritto qualsiasi intenzione – e presunzione – di poter aggiungere qualcosa alle infinite valutazioni critiche che hanno riempito non si sa quante pagine su questa meraviglia del genio e della creatività umana. Quello che si intende qui segnalare è un semplice elemento paesaggistico dell’opera, un “semplice” particolare – per così dire – “decorativo” ed “accessorio” della stessa; ma si tratta di un “particolare” che – ove l’”intuizione” ad esso inerente dovesse avere un reale fondamento – potrebbe avere dei risvolti di vario genere, tali da non poter essere trascurati né sottovalutati, anche sotto il profilo della loro estensione e “proiezione”. L’”intuizione” di cui si parla è di Ugo Innamorati, il quale, osservando l’opera di Raffaello, e riflettendo anche alla luce della sua particolare conoscenza dei luoghi – essendo egli, così come l’autore di questa “Premessa”, originario di Belfiore – ritiene di ipotizzare che il massiccio montano che si nota nel dipinto raffaellesco – al di sotto del piede destro della Vergine, del vicino lembo della Sua veste e della nube, e alla immediata destra del viso di S. Francesco – possa identificarsi con il Sasso di Pale e, alla sinistra di questo, con le alture ad esso immediatamente vicine e “collegate”.
È appena il caso di precisare che l’autore della “Premessa” condivide in pieno l’”intuizione” di Ugo Innamorati.
f. c.
È il “Sasso di Pale” il massiccio montuoso sullo sfondo?
Ad una prima occhiata non può non colpire la singolare somiglianza: specialmente per chi è abituato alla sua vista, e l’ha magari “memorizzato” anche nel proprio DNA, il profilo del massiccio montuoso – che nella “Madonna di Foligno“ di Raffaello si nota al di sotto del piede destro della Vergine, del vicino lembo della Sua veste e della nube, e alla immediata destra del viso di S. Francesco (v. foto 1) – ricorda in modo straordinario, e si potrebbe dire stupefacente ed emozionante, quello del Sasso di Pale, nonché – alla sinistra di questo – delle vicine alture che sono morfologicamente e, verosimilmente anche geologicamente, di natura diversa.
Per come si presenta e si mostra, il massiccio riportato nell’opera raffaellesca potrebbe pertanto coincidere con quello del Sasso di Pale; questo si pone – rispetto a Foligno – in zona qualificabile come orientale (è, difatti, da questo lato che sorge il sole); non solo, ma – ragionando certo con qualche approssimazione descrittiva e prospettica – il Sasso di Pale può collocarsi in fondo ad un’ideale “direttrice” che, partendo dalla piana folignate (in un punto magari da individuare con precisione), unisce tre colli – il primo senza un nome specifico, poi quello di S. Valentino e, infine, quello di S. Giuseppe – alla cui destra si trova il paese di Colle S. Lorenzo (e poi, di seguito, quello di Pale) e alla cui sinistra si trova quello di Vescia (e – sostanzialmente “al di sotto” di questa ideale linea – successivamente quello di Belfiore), per poi “terminare” sul Sasso di Pale. Ebbene, con il “quadro” descritto appare del tutto compatibile ciò che il particolare dell’opera raffaellesca ci mostra: le figure collocate in primo piano al di sotto dell’immagine della Vergine (da sinistra: S. Giovanni Battista, S. Francesco, il putto, il committente e S. Girolamo) appaiono situate in sopraelevazione rispetto allo sfondo del dipinto; più in basso si nota una strada di campagna con alcune figure e poi – come in leggera sopraelevazione e “risalita” (come su di un piccolo colle, o altura) – alcune costruzioni (v. foto 2); dietro, il massiccio montuoso (il “Sasso di Pale”?) che – nella prospettiva che caratterizza l’opera pittorica – sembrerebbe posto a distanza pienamente “compatibile” con quella che, nella realtà dei luoghi, effettivamente divide uno dei colli sopra citati (verosimilmente – ma non necessariamente – il terzo di quelli indicati) rispetto al più volte nominato massiccio del Sasso di Pale.
E allora? Non vi è tempo, non vi è spazio, non vi sono – al momento – elementi probanti… . Vi sono “indizi”? Non sembra potersi escludere; ma gli stessi sarebbero – cosa certo non facile, e non breve – da analizzare e da sviluppare. Di sicuro – comunque – allo stato attuale vi è solo un’“intuizione” (eventualmente da verificare): non è certo questa una “provocazione”; potremmo chiamarla – lievemente – un “sassolino nello stagno”. Chissà che non sia il … “Sasso di Pale”!.
Ugo Innamorati
Fulvio Cirocchi