Guai ai vinti!
L’Umbria e la sua classe dirigente dopo la vittoria di Renzi alle primarie del PD
Il successo alle primarie del sindaco di Firenze Matteo Renzi, anche se previsto, è giunto come una tempesta nel PD e in modo particolare in quello umbro, storicamente legato all’apparato della tradizione comunista di PCI, PDS, DS. Quanto fosse temuta l’ascesa del giovane toscano è ben descritto dalla tensione drammatica degli ultimi appelli al voto di Cuperlo, ripresi dai suoi sostenitori locali: “Domani, scriveva alla vigilia del voto, si decide il futuro e l’autonomia della sinistra in Italia”. Sarebbe fuorviante ridurre la battaglia che si è svolta domenica 8 dicembre a uno scontro tra l’anima cattolica e quella post-comunista del partito, nondimeno ci condurrebbe fuori strada metterla sul piano meramente anagrafico o generazionale. Quel che è certo è che il nuovo segretario è stato eletto contro gran parte dell’apparato del partito. Tra i suoi esponenti più in vista quelli che non si sono schierati apertamente con Cuperlo hanno mascherato dietro silenzi imbarazzati il dispetto per un’onda di consenso che appariva, malgrado i sondaggi delle ultime settimane, ormai inarrestabile. A Foligno, dove Cuperlo ha ottenuto un lusinghiero… 20%!, si sono esposti per l’ultimo segretario della FGCI molti “pezzi da 90”, dal Sindaco Nando Mismetti agli assessori comunali Flagiello e Zampolini, passando per l’assessore regionale Riommi, per finire con il consigliere regionale Barberini. A pochi mesi dalle elezioni amministrative e con dichiarazioni tutt’altro che rassicuranti provenienti dall’Arno, c’è da domandarsi quali effetti avrà l’elezione del segretario nazionale sulla vita politica locale. Dobbiamo attenderci un radicale rinnovamento della classe dirigente del partito? E da dove arriveranno le nuove leve? Ci saranno davvero facce nuove o, come spesso accade, verranno solo imbiancate le facciate dei vecchi palazzi? È comunque significativo che nella regione della dalemiana Maria Rita Lorenzetti (inquisita, ironia della sorte!, per un appalto dell’Alta Velocità proprio a Firenze), Matteo Renzi abbia ottenuto consensi addirittura superiori rispetto alla media nazionale (75,4% contro 68,7%). Se una certa frangia militante è rimasta sinceramente leale alla politica di continuità espressa da Cuperlo, la base del partito e il suo elettorato hanno voluto imprimere una svolta innanzi tutto di linguaggio e di cultura politica. Questa consapevolezza ha dato al vincitore il coraggio di esprimersi, già poco dopo lo spoglio, con toni forti, quasi trionfalistici: «Stasera non è la fine della sinistra, ma di un gruppo dirigente della sinistra». Altri conquistatori, in altre epoche, avrebbero usato parole diverse, ma il senso ci pare più o meno lo stesso: guai ai vinti!
© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI