Continua il dibattito sull’ex-zuccherificio
Non sempre condite di sola verità sembrano le parole di chi, da troppo tempo, amministra, con autorità inopportuna – visto il ruolo sociale – la Coop Centro Italia e, per certi versi, se pur solo tirandoci il cappello, MPS e Popolare di Spoleto. L’ultima crisi, quella economica, che da qualche anno ha investito non solo l’Italia, non è proprio e solo una crisi economica, come tutti vogliono far credere, ma è sicuramente una crisi etica, dei valori morali, sociali e culturali, da cui – traduco – ognuno di noi è indotto, visti gli insegnamenti, alla ricerca di un esclusivo tornaconto, trascurando così il ruolo sociale che si ricopre e le responsabilità alle quali siamo chiamati. Fare soldi e soprattutto in fretta è diventato, a dispetto delle parole più recenti del Papa, il comandamento che, all’ordine del giorno di ogni giorno, guida i nostri atteggiamenti. Nel piccolo centro-Italia, dove l’economia è stata sempre esclusiva di pochi, guidati o meglio manovrati dai poteri forti, la Coop non fa eccezione. Personalmente non mi servo più in questo supermercato da quando questo ha unito, alla vocazione primaria, quella di intercettare i pochi risparmi dei propri soci, offrendosi al mercato non solo per vendere beni di prima necessità, ma anche per offrire servizi bancari e ora telefonici e quanto altro. I tanti miliardi delle vecchie lire per l’acquisizione dell’area dell’ex-zuccherificio, non periferica, ma tanto strategica per lo sviluppo di Foligno, sono così stati un facile reperimento (si leggano i chiari bilanci Coop), sebbene, ad alcuni, non risulti ancora chiara la plusvalenza pagata da Coop agli allora proprietari (gli Zampetti, gli Angelelli, i Cornacchini, i Giombini, per inciso, quest’ultimo, il costruttore della Coop di Collestrada). Non voglio ritornare sulle mie parole, già dette, che ribadisco, in un articolo sullo stesso tema e sulla stessa testata del maggio 2012, ma gli ultimi articoli del Prof. Nizzi (“A noi chi ci ammazza”, “La coop si farà il resto si vedrà” e “L’Umbria e le caste”) sembrano confermare le mie sensazioni di allora, come le confermano anche le idee e i progetti che Franco Antonelli manifestò intorno a questo argomento. Ci chiediamo: È il nostro Consiglio Comunale che ha potere decisionale sullo sviluppo della città? È il nostro Consiglio Comunale che vigila sul rispetto delle norme del PRG vigente dallo stesso approvato? Oppure quei poteri forti, quelle caste (che ovunque, nel mondo, si chiamano massoneria) guidano occultamente le scelte e l’avvenire di questa città? La mia opinione è sempre la stessa. La Coop, i legittimi, purtroppo, proprietari dell’ex-zuccherificio hanno il diritto di far valere i propri investimenti, ma non a discapito dei loro stessi soci e dell’intera comunità. L’intelligenza del Presidente della Coop non può manifestarsi solo per mettere alle strette il nostro Consiglio Comunale, sottoponendolo a un ricatto, neanche tanto sottile, di scegliere tra inopportune torri o peggiori edifici (tutti fuori dagli standard urbanistici del PRG). Ci auguriamo ancora – vana speranza? – che questa intelligenza del Presidente Coop, insieme alle capacità economiche di Coop, regalino a Foligno un concorso internazionale di architettura, attraverso il quale rendere giustizia alle sconsiderate demolizioni effettuate e affinché gli interventi a venire non siano il limitato frutto di modesti studi di architettura, ma rendano veramente strategico lo sviluppo, a oggi quanto mai compromesso, di questa città. Solo così, effettuando una scelta tra una moltitudine di idee, in un libero dibattito, potremo veramente individuare le strategie di crescita, non solo della città, ma anche dei nostri valori morali e culturali.
Claudio Trecci
San Pietroburgo