La gioia del Vangelo
Presentata l’Esortazione Apostolica post-sinodale di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”
Se c’è un sentimento che i cristiani dovrebbero riscoprire, e che invece molto spesso sembra non albergare nei nostri volti, questo è la gioia. Ed Evangelii Gaudium, “la gioia del Vangelo”, è il titolo dell’Esortazione Apostolica post-sinodale di Papa Francesco, che raccoglie e rielabora le proposizioni dell’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2012. “Gioia” è prevedibilmente anche uno dei termini che più volte ricorrono nell’intero documento, che si discosta dalla tradizione dei testi magisteriali per il suo linguaggio – poco “tecnico” e molto colloquiale -, per la sua mole – ben 288 paragrafi – e per la forte coloritura pastorale che, se da un lato le deriva dall’essere una sintesi dei decenni vissuti in Argentina dal “pastore” Bergoglio, dall’altro la rende un lucido e compiuto manifesto di pontificato: quasi un “manuale di pastorale”. Dalla piacevole lettura di questo corposo documento si ricava una sensazione di fiducia e speranza, generata dal consapevole ottimismo con cui il Papa guarda al mondo contemporaneo, pieno di sfide ma proprio per questo più che mai assetato di Dio e di Vangelo. Se la speranza è la chiave di lettura per il messaggio che la Evangelii Gaudium lancia all’esterno della Chiesa, l’”uscita” è la parola d’ordine che il Papa affida alla comunità cristiana. Intendiamoci e sgombriamo il campo da alcuni malintesi: nelle parole di Papa Francesco non c’è traccia di quei nuovi contenuti di cui inesperti mezzi di comunicazione favoleggiano. Semplicemente non ci sono poiché non è il magistero che cambia, né c’è da attendersi che il bimillenario insegnamento della Chiesa sia soggetto a periodiche rivoluzioni. Ciò su cui il Santo Padre insiste, in maniera spesso originale, è un cambiamento di linguaggio e di stile, perché il compito principale della Chiesa è annunciare al mondo con gioia la buona notizia del Vangelo, l’amore di Dio che splende sul volto di Cristo e che è salvezza per gli uomini.
In questo documento troviamo molti degli spunti che il Papa ci ha donato in questi mesi: in primis, quelli riguardanti la Chiesa. Essa deve vivere “in uscita”, mostrandosi nella sua maternità ed aprendosi continuamente alla conversione. Il Papa si sofferma poi sulle sfide che l’individualismo e il relativismo portano nel mondo attuale, con i loro mali che rischiano di contagiare anche gli stessi operatori pastorali, soggetti a varie tentazioni che tolgono forza all’annuncio del Vangelo. Il Pontefice dedica molto spazio anche al concetto di “popolo”, il quale è depositario dell’annuncio del Vangelo, ha un proprio modo di vivere la fede in relazione alla sua cultura, ha molti volti che, a loro volta, in definitiva rappresentano la natura poliedrica della Chiesa che trae arricchimento dalla diversità. Momento fondamentale per la formazione del popolo, che con l’annuncio ha l’opportunità di permeare di fede la cultura, è l’omelia: argomento che evidentemente preoccupa non poco Papa Francesco, il quale offre precise direttive per una predicazione “che faccia ardere i cuori”, che sia comprensibile e che parli alla vita dei fedeli. L’evangelizzazione ha, inoltre, un’ineludibile dimensione sociale, perché è il Vangelo stesso a promuovere un messaggio di salvezza e liberazione per tutti gli uomini; a tal proposito, due sono gli ambiti che il Papa propone alla politica perché insieme con la Chiesa se ne prenda cura in modo specifico: l’inclusione sociale dei popoli e la pace sociale. Il documento si conclude con un’esortazione per gli evangelizzatori ad essere “pieni di Spirito”, a trasmettere la memoria del loro incontro personale con l’amore salvifico di Gesù, a vivere con gioia e senza complessi di inferiorità il loro essere cristiani, e pertanto portatori – con l’esistenza più che con le parole – della buona notizia del Vangelo: “il fuoco dello Spirito che si dona sotto forma di lingue e ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e risurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre”. Alla Madre del Vangelo vivente, a Maria, il Papa dedica le ultime parole della Evangelii Gaudium, perché aiuti la Chiesa ad essere una casa accogliente, una madre per tutti i popoli.
© Gazzetta di Foligno – Fabio Massimo Mattoni