Spettacolo e originalità: parla Nicola Pesaresi
Nicola Pesaresi, originario di Foligno, parla della sua passione per il mondo del teatro e della recitazione, della sua scelta relativa al ventriloquismo, dando alcuni utili e fondamentali consigli per essere artisti originali.
Potrebbe descriverci il suo “personaggio”, come è nato e come si è sviluppato?
Vengo da una formazione di teatro classico, avendo mio padre che è regista teatrale, noto a Foligno; da lì ho iniziato un percorso teatrale che mi ha portato ad abbracciare la formazione appunto con il teatro. Precisamente la mia prima formazione è stata quella indirizzata ai ragazzi delle superiori, in seguito ho iniziato a lavorare nel mondo dell’ infanzia, realizzando laboratori teatrali per scuole medie.
Quale forma per così dire ha utilizzato per avvicinarsi al pubblico, specie quello giovanile?
Per avvicinarmi ad un pubblico prevalentemente composto da bambini ho scelto la forma per così dire dei pupazzi. Notando che tale scelta riscuoteva successo, ho cominciato a pensare al ventriloquismo o ventriloquia come forma di spettacolo ed intrattenimento, con grande risposta specie dai bambini. In seguito ho arricchito la mia collezione di pupazzi per arrivare poi ad avere il pupazzo “giusto”, che, come molti sapranno, è Isotta, una scimmia.
Qual è stato il motivo per eccellenza che l’ha indotta a optare per il ventriloquismo?
Ho iniziato col teatro realizzando diverse improvvisazioni e qualche spettacolo di cabaret: sinceramente pensavo sempre che mi mancasse un qualcosa in particolare, dovevo quindi completarmi come artista. Col ventriloquismo di fatto è cambiato tutto e, vedendo che il pubblico rispondeva positivamente, ho continuato per tale via.
Potrebbe gentilmente dire come è stata l’esperienza di Italia’s got talent?
Sinceramente è stata una bellissima esperienza; sono andato al programma senza alcuna aspettativa e senza alcuna pretesa , cosa fondamentale in tutte le discipline artistiche. Ho accettato, quindi, tale invito come una sfida. Sono stato anche molto onorato, in quanto, prima di iniziare, ho ricevuto diversi complimenti dagli autori.
Cosa pensa della forma di spettacolo che si è venuta a creare oggi rispetto alla forma di spettacolo di ieri?
Credo che vi sia una forte necessità di tornare un po’ alle forme di origine dell’intrattenimento. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito ad una svolta della comicità verso un discorso decisamente più volgare con linguaggio lessicale e contenuti scadenti. Attualmente ritengo che stiamo assistendo ad una sorta di polarizzazione, cioè pensare che lo spettacolo deve essere solo o per gli adulti o per bambini. Il mio scopo invece è quello di lavorare al fine di portare il mio spettacolo ad un livello di fluidità totale: anche l’adulto, vedendo il pupazzo, dovrebbe risentirsi un po’ bambino.
Qual è, a suo parere, il segreto per attirare ed intrattenere il pubblico, che certamente oggi non è così facile?
Personalmente tento di cercare una strada quanto più creativa, riuscire a far vedere al bambino qualcosa di nuovo in quello che faccio io; il segreto penso che sia nella creatività, nel saper creare un qualcosa di nuovo ed originale.
Siamo giunti alla fine: quale messaggio vorrebbe trasmettere a tutti gli artisti che stanno nascendo, specie quelli giovani?
Fondamentale è il non bruciare le tappe, ogni fase ha bisogno del suo tempo. Un artista durante lo spettacolo non deve avere alcuna difficoltà. Per salire sul palco è necessario avere conoscenze di improvvisazione teatrale, dizione, utilizzo voce: una serie di competenze che dopo ti inducono a migliorare, anche se nell’immediato non servono per l’obbiettivo che ti sei proposto.
© Gazzetta di Foligno – FEDERICO SANTONI