Angela da Foligno dal medioevo al terzo millennio
Può una donna del medioevo interessare il terzo millennio? Dire oggi della sua esperienza mistica non appare un discorso fuori stagione, che suscita sentimenti di diffidenza e di scetticismo? E parlare della ricerca della verità e di Dio non provoca atteggiamenti di difesa e di commiserazione, come davanti a qualcosa di dogmatico? Questi sospetti hanno accompagnato le certezze e le pretese della modernità. Ma nel post-moderno, in cui oggi siamo, l’homo sapiens, l’uomo che sa, lascia il posto all’homo quaerens, all’uomo sempre domandante, che non accetta la rinuncia dell’intelligenza a domandare, né la paralisi del linguaggio sulle questioni cruciali della vita. L’uomo domandante è quello che si apre all’esperienza e al futuro. L’uomo domandante cerca di uscire dalla propria tana costruita per comodità o per sconforto – dentro la quale rimira solo quelle verità parziali volute da lui o capite da lui – e riprendere il cammino verso una verità più alta, che tutte le altre possa illuminare e sostenere. In questo cammino di disponibilità verso la verità – termine con cui la religione indica Dio stesso – l’uomo vi si avvicina criticamente come a tentoni, dovendo faticare non poco a negare le assolutizzazioni false e ambigue che avviluppano la sua storia e il suo mondo. Ebbene, all’uomo sempre domandante Angela insegna che la vera domanda non è “posso conoscere la verità?”, ma “sono disponibile a riconoscere la verità?”; non è “posso conoscere Dio?”, quanto piuttosto “sono pronto a riconoscere Dio?”. Diversamente dalla concezione moderna, che, assorbendo la verità nella ragione, giudicherebbe un’assurdità il rivelarsi di Dio nell’esperienza umana, il riconoscimento della trascendenza del vero tiene aperta la possibilità di un’iniziativa della Verità stessa nella storia dell’uomo. Angela sa che ciò è avvenuto in Galilea 2000 anni fa, e che quel messaggio non ha ancora smesso di inquietare gli animi, di turbare le autosufficienze, di risvegliare dal torpore. Sa che, nel caso uno l’accolga, il cammino verso Dio acquista ritmi insospettati di accelerazione e di profondità, che sconvolgono quelli consueti della sapienza mondana. Qui, infatti, le vie della ricerca umana vengono a confluire sulle rotte della teologia e, come nel caso di Angela, nella mistica. La teologia ha bisogno dell’ascolto e del dialogo, la mistica ha bisogno del silenzio. Come ci testimonia la vita di Angela, Dio viene nell’imprevedibilità – è lui a scegliere il come, il quando e il chi – e quando incontra l’uomo lo prende totalmente. “Voglio venire parlando con te lungo questa via – si sentì dire Angela nel tratto di strada che tra Foligno e Assisi passava per Spello – né cesserò mai di parlarti, e tu non potrai fare altro perché io ti ho rapita. Non mi allontanerò da te”. E ancora: “Chiunque vuol farsi avanti per sondare questo abisso d’amore, deve avere buoni occhi. Allora l’anima non passi di qui, ma vi si fermi e resti”. Il camminare nella mendicità e nell’attesa, il rendersi disponibili al Mistero, gli occhi buoni più delle parole: la Santa di Foligno risponde così alle esigenze religiose del nuovo millennio.
© Gazzetta di Foligno – ANTONIO NIZZI