I giovani di Foligno incontrano il Papa
Foligno, ore 4,30: non è l’orario di partenza per un viaggio di piacere, ma per un viaggio verso Francesco, nel giorno di San Francesco, verso Santa Maria degli Angeli. Siamo un gruppo di giovani della diocesi di Foligno, che insieme ad altre migliaia di giovani si mettono in viaggio per Francesco e con Francesco, un viaggio fatto di speranza, di fede e di amicizia. La stessa speranza che ha accompagnato tutti i giorni dall’elezione di questo nuovo Papa, speranza in un domani migliore. Con il cuore gonfio di gioia e di aspettative ci accingiamo ad affrontare questa giornata lunga e contrassegnata dall’attesa; molte ore infatti ci separano da questo incontro. Arriviamo a Santa Maria degli Angeli davanti alla Chiesa alle 6,30 e veniamo subito accolti da diversi volontari che ci forniscono acqua, una busta per contenere i vari gadget, un giornale sul Papa, sciarpe, cappellini e il libretto della Messa. È ancora notte, qualcuno è già arrivato, ma riusciamo a posizionarci in un buon posto vicino alle transenne. Adesso inizia la parte più lunga: l’attesa.
Il clima di attesa forse è la cosa più palpabile che si sente nell’aria, nello sguardo dei giovani, degli accompagnatori, degli scout, di tutta la gente lì presente. Sono presenti giovani di tutte le diocesi umbre: Perugia, Foligno, Terni, Spoleto – Norcia, Gubbio, Città di Castello. Le stime prevedono ventimila persone, ma in realtà la piazza diviene ben presto gremita, alla fine dal palco ci giunge la notizia di quarantamila giovani presenti. L’attesa durante la giornata si fa a tratti frustrante, generando sentimenti e situazioni contrastanti, che vanno dal verificarsi di piccoli diverbi tra le persone per il posto (perché a poco a poco gli spazi si fanno sempre più ristretti) a situazioni di grande solidarietà e amicizia tra fedeli che non si conoscevano e che nella comune situazione di disagio condividono conversazioni, viveri e giochi.
Nel nostro gruppo c’è una ragazza, Giulia, che suonerà il violino nel momento dell’arrivo del Papa.
Alla domanda: “Giulia, questa già di per sé sarà una giornata faticosa, dove trovi l’entusiasmo anche per suonare?” Giulia risponde: “Appena ho saputo che ci sarebbero stati dei giovani che avrebbero suonato per il Papa, ho subito chiesto se potevo contribuire anche io e mettere a disposizione la mia musica per questo evento storico. Vedere il Papa così da vicino sarà davvero emozionante”. Agnese è una violoncellista, anche lei suonerà sul palco all’arrivo di Papa Francesco, ha diciannove anni e Francesca, sua sorella, è maestro di viola e ha ventitré anni. Sono due giovani provenienti dalla diocesi di Perugia. Chiacchierando insieme, le nostre amiche ci spiegano: “Ha ragione Papa Francesco: per testimoniare la nostra fede raramente servono le parole, è proprio come quello che fa Lui per noi, ogni volta che ci viene incontro. Con questa orchestra, con il coro composto dai giovani delle diocesi umbre, stiamo sperimentando la gioia di mettere al servizio di tutti il dono che abbiamo ricevuto”.
Le ore trascorrono lente la mattina, tra qualche goccia di pioggia che ci costringe ad aprire l’ombrello e ad indossare il k-way. Il tempo sembra non passare mai, fino alle 11 circa quando il palco si anima di ragazzi pronti ad intrattenere tutta la folla con canti e balli. Siamo stanchi, ma cerchiamo di partecipare a questi momenti di animazione con gioia. Durante l’attesa si susseguono spettacoli vari: sbandieratori di Gubbio, sbandieratori di Orvieto e delegazione di Bolsena, musicisti e ballerini dal musical “Chiara di Dio”, gruppi musicali vari tra cui i “The Sun”. Per finire è attesa l’esibizione del Coro e dell’Orchestra Regionale dei giovani dell’Umbria, composti da tutti i giovani delle diocesi umbre, centinaia di giovani cantanti e musicisti, diretti da frate Salvio De Santis e Matteo Renga.
Durante l’animazione, con le orecchie piene di bella musica, canti e balli provenienti dal palco, ci sediamo a terra rannicchiando le ginocchia al petto; la gente è sempre più numerosa, i giovani intorno fremono, cominciano a chiacchierare, a farsi domande. Qualcuno esclama: “Cosa ci aspettiamo da questa giornata e cosa ci ha spinto a venire qui oggi?”. Leonardo, trentatre anni, diocesi di Foligno, risponde, con gli occhi stanchi, ma felici: “Da quando è stato eletto Papa Francesco ho avvertito intorno a me un clima di entusiasmo contagioso. È un Papa umile, semplice, diretto, che non ha timore di affrontare anche questioni spinose. È il Papa che serviva per affrontare questo difficile momento storico”. Marta, trentun anni, diocesi di Foligno, invece esclama: “Mi emoziona tutto, le persone, i volontari, l’atmosfera che si respira. Non vedo l’ora di vedere il Papa e di sentire le sue parole. Sono sicura che, come sempre, avrà parole di speranza e di misericordia per tutti”.
Iniziano anche a scorrere sul maxi-schermo le prime immagini di Papa Francesco, riusciamo a vedere i momenti salienti della sua visita ad Assisi. Passano le ore, scandite ancora dalla musica del gruppo di animazione e dallo slogan Noi qui ora, che appare anche sul maxi-schermo. Il programma scorre e così anche le ore, accanto a noi una scolaresca balla impazzita, un gruppo di boy scout saltella vociando sulle note di un ballo folle, allegro. Sorridiamo, siamo anime con lo stesso obiettivo, gli stessi sogni, le stesse speranze. Beviamo, mangiamo i nostri panini e Alice, ventiquattro anni, e Sara, trentadue anni, diocesi di Foligno, spiegano: “Non ci siamo mai poste il problema della fatica. Quando abbiamo saputo che c’era l’opportunità di vedere il Papa, qui nella nostra terra, a pochi passi da casa, non ci abbiamo pensato due volte a dire “sì, ci sono”. E ora siamo qui, con tutti voi, per Lui”.Sorridiamo e condividiamo le loro parole. Ma ci rendiamo davvero conto di ciò che sta succedendo? Abbiamo idea di cosa proveremo incontrando Papa Francesco, il Papa che porta il nome del nostro amato Santo Umbro, il Santo dei poveri? Mattia, ventiduenne, proveniente da Bastia Umbra, spiega: “Sicuramente proverò una grande emozione, come quella che ho vissuto stanotte, non riuscendo a chiudere un occhio, sapendo di dover venire qui. L’emozione di sapere che il Papa ci ama e che crede in noi e nelle nostre capacità e possibilità. Noi siamo il futuro e Lui ripone le sue speranze in noi”.
Alle 15 circa inizia la Santa Messa. Nonostante le previsioni meteo non favorevoli, dopo la pioggia è uscito un bel sole caldo, forse troppo. Abbiamo quasi tutti indossato il cappellino che ci è stato dato all’ingresso. La Messa è scandita da tantissimi canti, molto belli e tutta la folla cerca di accompagnarli e seguirli dal libretto, pur non conoscendo tutte le parole. Il momento dell’Eucarestia è molto toccante, perché dal sagrato della Chiesa scendono tantissimi sacerdoti, a decine, per distribuire la Comunione.
Ormai sono le 16,15, siamo tutti in piedi, lo spazio è poco e non riusciamo quasi a muoverci, ma diciamo che l’obiettivo è vicino, ci siamo quasi. Rispetto a tutto il tempo che è passato, la meta si fa vicina, anche se quest’ ultima ora sembra scorrere molto lenta. Iniziano i canti, l’emozione comincia a salire e ad un certo punto una voce dal palco ci avverte che Papa Francesco è in Piazza e sta arrivando. Il clima di gioia è incontenibile, tutti gridano il suo nome e ad un tratto lo vediamo apparire, siamo vicinissimi alle transenne e lo vediamo benissimo. Ha un sorriso luminoso e meraviglioso e noi tutti tendiamo le nostre mani verso di lui, come a volerlo accarezzare, per ringraziarlo di questo meraviglioso regalo che è vederlo.
Prima di prendere la parola, entra nella Basilica di Santa Maria degli Angeli per un attimo di raccoglimento e preghiera. Noi seguiamo tutto ciò che accade dal maxi-schermo: l’ingresso in Basilica, le strette di mano a tutti i frati presenti, l’ingresso nella Porziuncola. Durante il momento di preghiera di Papa Francesco, il silenzio scende in piazza, ognuno di noi prega, parla con Dio e ascolta i propri sentimenti. Sono attimi unici, che ci aiutano a dare una voce ai nostri pensieri e un’identità alla nostra anima. È come avere di nuovo San Francesco tra noi e per noi, vivo, sulla terra. Una volta fuori, sul Sagrato, Papa Bergoglio viene accolto da una marea di mani e braccia sventolanti, sciarpe agitate, bandiere, canti, saluti e immensa gioia. Dispensa saluti e abbracci a tutti, ma il momento più toccante è quando abbraccia e bacia i giovani e i bambini, anche malati, venuti a trovarlo. È un Papa che non ha paura della sofferenza, dei semplici, di chi è ultimo, è un Papa che della sofferenza fa un punto di forza, qualcosa di cui non aver paura.
Gli vengono poste quattro domande da alcuni ragazzi scelti tra le varie diocesi, domande sulla vocazione, sulla famiglia, sulla mancanza di prospettive, e Lui risponde con la semplicità che lo contraddistingue, dicendo che l’ha molto colpito il fatto che la prima domanda sia stata posta da una giovane coppia sposata con un bambino. Il Papa dice che la famiglia è una vocazione, proprio come il sacerdozio, che noi giovani non dobbiamo aver paura di fare scelte definitive, che dobbiamo avere coraggio di portarle avanti, perché “Gesù quando ci ha salvati non ci ha salvati in modo provvisorio ma in modo definitivo”. Le sue parole semplici sono forti e dure come la pietra, ti scavano nel profondo, ma nello stesso tempo ti infondono determinazione e speranza. Il suo discorso si conclude con la sua benedizione e la richiesta di pregare per Lui. E dalla folla si alza un brusio che dice: “lo facciamo sempre”. Papa Francesco sta per andarsene, sale di nuovo sulla Papa Mobile e lo rivediamo passare, in sottofondo risuona ancora la musica del coro con Emmanuel, noi lo salutiamo di nuovo e sappiamo che questa meravigliosa esperienza è giunta ormai al termine. Sono le 19 circa.
La gente comincia a defluire dalla piazza e anche noi ci allontaniamo, ci mettiamo seduti sul bordo di un marciapiede, dopo tutte le ore trascorse in piedi, e ci riposiamo un po’. Il nostro treno parte alle 21 e dobbiamo aspettare ancora. Ci guardiamo sfiniti ed esclamiamo all’unisono: “Siamo venuti con le stelle e partiamo con le stelle.”. E mentre lo diciamo, guardiamo in su verso le stelle che con la loro luce si sono fatte strada tra le nuvole. Sono loro il ricordo più bello di questa festa, con la loro luce d’argento, fisse nel cielo, come l’abbraccio del nostro Pastore, sincero, unico, che non dimenticheremo mai.
© Gazzetta di Foligno – SARA ALLEGRINI e MARTA CAPACCI