Giotti, prima storica doppietta
I biancocelesti non avevano mai vinto Sfida e Rivincita nello stesso anno: dodicesimo palio per il rione, quarto per il bravissimo Massimo Gubbini
Quattro secoli. Tanti ne sono trascorsi dalla prima storica tenzone, allorché la Quintana, corsa durante i festeggiamenti del carnevale del 1613, nacque dall’esigenza di dare risposta all’amletico quesito se un cavaliere avesse maggior “contento” dall’intrattenere un buon rapporto con il potere o nell’incontrare il favore di bellissima e gentilissima dama. Fin qui la storia, che ben presto lascia spazio alla cronaca di questi giorni. Un’epoca, almeno quella degli ultimi anni, sempre più contraddistinta dalla supremazia incontrovertibile di due binomi, peraltro acerrimi rivali, quelli di Giotti (alla sua prima storica doppietta) e di Croce Bianca. Due “cappotti”, quelli inflitti nelle due ultime stagioni, prima dalla contrada di via Butaroni, ed ora da quella di piazza Faloci Pulignani, che dovrà indurre ad una riflessione tutti gli altri contendenti. Nel segno del Giotti è incominciata e si è conclusa la carriera di settembre, sulla falsariga di quella di giugno. Onore allo Spada, una delle due “nonne” di giostra, che hanno tenuto acceso l’interesse degli spettatori del “Giusti & Formica” sino all’ultima curva. 2’43”22 il tempo messo insieme dal sempre più invincibile Gubbini su Lord Colossus, 2’43”98 quello assommato dal veterano dell’otto Gianluca Chicchini in sella a Negretti. Dietro di essi il vuoto, con i dovuti distinguo però: mentre si possono ritenere lusinghieri il terzo gradino conquistato dal coriaceo Innocenzi, orfano dello sfortunato Roving Celt e menomato da un’appendice infiammata, il quarto posto di Martelli e la quinta piazza occupata da Lorenzo Paci, anche lui privato dal mortale incidente della sua Scheggia nel Vento e vittima egli stesso di una bruttissima caduta nella sessione di prove agostane, gli altri sono destinati a finire tutti dietro la lavagna. In particolare Cassero e Croce Bianca, che ben avevano figurato in giugno (specie Scattolini, arrivato allora ad un soffio dal trionfo), hanno deluso le aspettative della vigilia, che li vedevano nel trittico dei favoriti. Prematuramente usciti di scena anche Pugilli (disastroso Fondi, in entrambe le contese del 2013) ed Ammanniti con Cordari. Il Morlupo di Luca Veneri, invece, è stato costretto ad alzare bandiera bianca in apertura della terza tornata, fermato da un contrattempo occorso al destriero Review Blanch. Ma a rinfocolare il pathos al campo de li giochi, non è stata solamente la disputa pista, ma anche e soprattutto le incerte condizioni meteorologiche, che hanno fatto tirare il fiato ai moltissimi quintanari assiepati sulle tribune. Alla fine Giove Pluvio non solo ha dispensato dal giudizio sommario la carriera settembrina, ma ha finito con il concedere spazio anche alle sorprese che l’ente giostra aveva riservato a conclusione delle celebrazioni dei 400 anni. Ecco così che hanno potuto esibirsi la gloriosa Fanfara dei Carabinieri prima (salvo stigmatizzare gli inaccettabili fischi di quei popolani che durante l’esibizione avrebbero voluto accelerarne l’uscita di scena per paura del maltempo), e poi le Frecce Tricolori, a cui è stato concesso di solcare l’uggioso, e quanto mai gravido, cielo folignate. Consegnato l’agognato drappo nelle festanti mani dei rionali biancoazzurri, sulla Quintana edizione 2013 è calato ufficialmente il sipario, mentre, quando era ormai buio, ecco che ai gorgogli dello champagne cominciava ad unirsi l’odore della prima pioggia.
© Gazzetta di Foligno – ALESSANDRO BUFFI PROIETTI