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Riflessioni sulla famiglia

Leggendo “Amare è un cammino” di Luciano Cian

Molto spesso i fatti della nostra vita quotidiana ci rimandano all’idea di famiglia: un bambino che nasce, la solitudine di un anziano, i problemi della scuola, l’allegria dell’oratorio, la celebrazione dei sacramenti, il matrimonio… e si potrebbe continuare all’infinito. Ma che cos’è la famiglia? Un piccolo nucleo primario, tutto sembra girarle intorno e gravare su di essa. Un’istituzione che non può essere ridotta a puro fatto sociologico: nella famiglia si esprime qualcosa di più grande, il mistero dell’amore di Dio e dell’amore dell’uomo.
Ieri la famiglia era finalizzata a perpetuare il gruppo sociale, a mantenere un’identità culturale, a preservare ed incrementare una struttura economica, a tramandare una religione; in questa realtà, dentro a questo fitto intreccio di relazioni la specificità della vita di coppia rimaneva in ombra e la gratificazione personale dei coniugi appariva un fatto secondario.
Oggi si è verificato un vero e proprio capovolgimento: al centro della famiglia sta la coppia.
Tutto va bene, il matrimonio è riuscito se è in grado di rendere felici coloro che lo contraggono; la felicità è il fattore dominante e non esiste ragione sufficiente per riuscire a tenere in piedi un matrimonio se diventa motivo di infelicità per la coppia. Da ciò deriva tutta una serie di comportamenti volti a proteggere la realizzazione dei progetti della coppia stessa: soppressione della vita non nata, emarginazione degli anziani, riduzione della natalità.
Questa esasperata ricerca della felicità sembra insieme espressione di forza e di debolezza: di forza perché il matrimonio si carica di una capacità di autorealizzazione reciproca, ma anche di debolezza, perché l’attesa esclusiva della felicità è strutturalmente fragile, come è fragile la stessa categoria della felicità, soprattutto se ridotta a piacere o generico benessere.
Nella vita della coppia, presto o tardi, arrivano, e la mettono in crisi, la malattia, il dolore, la sofferenza, la solitudine, le difficoltà economiche. Entra in crisi anche il fragile rapporto fra il “privato” ed il “pubblico”, fra il “mistero” e l’istituzione, con conseguente espressione di malessere della famiglia e della società.
Occorre rompere questa chiusura e recuperare, in qualche modo, la dimensione sociale che si è perduta, prendere coscienza che nessun uomo è per se stesso, come nessuna coppia e nessuna famiglia possono chiudersi in un’illusoria ricerca di felicità. La vita di coppia nel matrimonio impegna i coniugi nella trasformazione della relazione di coppia in un luogo di fedeltà, di intimità solidale, di apertura e di incontro con le persone del mondo per “umanizzare” ed evangelizzare l’umanità intera.

© Gazzetta di Foligno – NICOLINA RICCI

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