L’arte di dipingere con ago e filo
Le mani esperte di Mauro Ottaviani coniugano abilità tecnica e fantasia
Non so se sua madre fosse sarta o ricamatrice, di certo deve aver avuto a che fare con il cucito, altrimenti farei fatica a capire come mai a Mauro Ottaviani sia venuto in mente di prendere in mano ago e filo per raccontare e raccontarsi. La scelta del mezzo forse non è casuale, è un modo per ristabilire, prima di tutto il contatto con la sua fanciullezza, quando Mauro, da bimbetto, appena uscito di casa, si affacciava sui vicoletti e sulla piazza di Spello e vedeva persone che con maestria producevano dei veri e propri capolavori con il cucito. A Spello di ricamatrici ce ne erano e tante. Mauro ne era affascinato.
Oggi Mauro Ottaviani con pazienza certosina ricostruisce, attraverso mani esperte e memoria nostalgica, con ago e filo, lino o cotone, matassine e colori, la sua Spello, la Spello “com’era prima”. Questo è il suo tema ricorrente, in omaggio al suo vissuto, alle sue amicizie, alla sua appartenenza a cose che sanno di buono e di genuino, è questo il valore fondamentale delle sue realizzazioni.
Milioni di punti intessuti, per ricordare e capire, per penetrare e ricostruire con creatività la sua esperienza di vita spellana. Ecco perciò la veduta panoramica di Spello, la piazza di borgo con la torre e i tre “mammocci” (tre matrone romane), la piazza della Repubblica a lui tanto cara, che somigliano più ad una ricostruzione che ad una rappresentazione. La tecnica del ricamo che Mauro ci ha riproposto e che Dio, un giorno, deve avergli seminato nel cuore, perché oggi ce ne facesse dono, è un’attività capace di coniugare abilità tecnica e fantasia attraverso la lingua della tradizione e dell’emozione.
I suoi ricami sembrano pitture che riescono ad evocare anche le grandi opere del Pinturicchio. Infatti tra gli esiti più felici del ricamatore spellano, risulta essere la rappresentazione de “L’Annunciazione”, che insieme a “La Natività” e il “Cristo tra i Dottori” e, nelle volte, le quattro “Sibille”, sono gli affreschi della Cappella Bella conservati nella Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Quando ci soffermiamo a vedere i suoi quadri appesi alle pareti della sua mostra, forse non pensiamo al lavoro che c’è dietro. Un telaio per poter tenere steso e lavorare meglio la tela, una sedia, la sera, dopo aver finito di lavorare, un ago che si infila su microscopiche trame. Un impegno di giorni e notti di lavoro intenso, portato avanti con tanta determinazione e pazienza. C’è da perderci gli occhi!
La vocazione artistica degli spellani fa parte del quotidiano della città, e Mauro ne è un esempio che non rappresenta solo la sua Spello “com’era prima”, ma raffigura svariati soggetti tutti liberamente scelti dal suo estro, come la Giostra della Quintana della vicina Foligno, dove «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…» sembrano rivivere tra punti, trame e fili colorati.
“Mi piacciono i colori: il giallo dei prati di Castelluccio, l’azzurro dei fiordalisi delle infiorate, il celeste e il bianco che utilizzo spesso nei cieli delle mie rivisitazioni soggettive. Vorrei poter insegnare la mia arte a chiunque fosse interessato, dato che con il ricamo ho imparato meglio a percepire il mondo esterno e a interrogarlo”.
© Gazzetta di Foligno – GIULIANGELA PROIETTI BOCCHINI