Cinquant’anni di Sacerdozio: don Mario e don Dino
La celebrazione dei cinquant’anni di Sacerdozio di don Dino Ambrogi e don Mario Sensi mi spinge a ritornare, con un po’ di emozione, al mio passato, quando, alunno di quinta elementare – denominata allora “preparatoria”, in vista della Scuola Media -, nell’ottobre 1950, varcai la soglia del Seminario Vescovile, restaurato dopo il terribile bombardamento di Foligno del novembre 1943 da parte degli Alleati.
La Chiesa era allora guidata da un grande Papa, Pio XII; nostro Vescovo era il genovese monsignor Secondo Chiocca, rettore don Venanzo Crisanti – eccezionale! -, economo don Gino Ferri, vice-rettore e anche “maestro elementare” don Umberto Formica, e padre spirituale quel don Ernesto Buono, che ha lasciato a Foligno una traccia indelebile, oltre che per la missione svolta in Seminario, per la delicatissima funzione di Penitenziere; non va dimenticata, naturalmente, la preziosa presenza e attività delle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino e dei signori Giulio e Federico Antonelli ed Edmondo Lini.
La città era guidata dal Sindaco Italo Fittajoli.
Dino e Mario
Loro – Mario, come me, spellano, ma della parrocchia di San Lorenzo, dove operavano don Bernardo Angelini e don Angelo Cappotti; Dino, proveniente da Fraia, dove era parroco don Giovanni Venanzi – frequentavano la I Media.
Della gloriosa schiera di insegnanti degli anni ’50 segnalo monsignor Tullio Maffei, don Cesidio Trombettoni, don Giuseppe Cavaterra, don Salvatore Giuliani, la professoressa Edvige Merlo, il prof. Bernardo Bolli, don Salvatore Giuliani, don Giovanni Benedetti e il prof. Achille Cruciani.
Il luogo che ci accoglieva era splendido, nuovissimo: dalla magnifica Cappella – quanto desidero rivederla così com’era! – affrescata in quel periodo dal pittore Ugo Scaramucci, al cortile – vi potevamo giocare non solo a calcio, ma anche a pallacanestro e pallavolo, mentre in uno spazio attiguo regnava il “ping-pong -, dai “cameroni” agli “studi”, dove era obbligatorio stare zitti, pena essere “messi in silenzio” durante la ricreazione o il passeggio, oppure di non “andare in sala” per la visita dei parenti.
La domenica era tutta una festa: al mattino in Cattedrale, per la Messa e l’incontro, un po’ a distanza, con i Canonici – ricordate don Gino Ferri e il suo modo singolare di cantare? E don Primo Tacchi, don Beniamino Forte, don Emilio Falcinelli? -, ma anche, per le solennità, con il direttore don Guerriero Silvestri, l’organista Franco Benigni e il gruppo della Schola Cantorum.
A pallone
Nel pomeriggio, tutti pronti per andare al “Camposanto Vecchio” per la “partita” – non avevamo mica i calzoncini, la maglietta e le scarpe da pallone, come i giocatori di oggi! -; tempo, comunque, di vera allegria, che solo il calcio poteva generare!
Da lì, rimessi “a posto” alla meglio, di nuovo, per il sentiero verso Via Piave, in Seminario a studiare, non per scherzo, anche per la soddisfazione dei familiari, dei superiori e dei tanti “benefattori”, che assicuravano la loro attenzione e il loro sostegno verso di noi: una cinquantina di alunni provenienti da quasi tutte le zone della Diocesi, capaci di sorprendere i folignati, quando in perfetta fila per due attraversavamo la città in silenzio fino a Porta Ancona e poi, finalmente “liberi” di parlare, fino ai luoghi più diversi.
Che giorni, quelli, vissuti a Foligno, nel tempo scolastico e a Sassovivo, per le vacanze, quando nell’Abbazia, se non c’era ancora l’acqua corrente, non mancava l’allegria!
Quante “grazie”, quante persone conosciute e stimate, quanti eventi speciali, a cui abbiamo partecipato, quante feste hanno rallegrato il nostro cuore e prima ancora i nostri occhi di ragazzi timidi, con un grande ideale nel cuore, in tempi non facili né culturalmente né economicamente né politicamente!
Testimoni
Quante occasioni per dire, senza fare discorsi, che eravamo “cristiani”, pronti a salutare un sacerdote, dicendo: “Sia lodato Gesù Cristo!” o “Cristo regni!”, ed anche a sostenere la cattiva ironia – e pure peggio – degli anti-clericali!
Ebbene, tutto è stato possibile, perché dentro di noi c’era quella passione, che in don Mario e in don Dino è ancora presente e viva: ricambiare l’attenzione di Cristo con il dono di se stessi, per il bene della Chiesa, anzitutto, di Foligno.
Quali auguri fare ai due Confratelli, in questa felice occasione?
Di gustare intensamente l’evento, che tutta la Diocesi celebra, insieme al vescovo Gualtiero Sigismondi; di mantenersi in forma per il lavoro, che dovranno ancora a lungo svolgere, e di non arrendersi mai, quando qualche difficoltà si affaccia all’orizzonte: nella loro storia personale ci sono tutte le garanzie per superarle agevolmente.
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