Sanitopoli ultimo atto
A tre anni dalle indagini sulla sanitopoli umbra, che ha suscitato a Foligno un mix di incredulità e di indignazione – tanto diffusa è apparsa dalle intercettazioni telefoniche l’arroganza di un potere aduso a dispensare favori e privilegi, in barba alle regole e al merito – , la procura perugina ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex-presidente della regione Maria Rita Lorenzetti e altri dieci imputati, mentre ha chiesto il proscioglimento per Carlo Liviantoni, vicepresidente della giunta all’epoca dei fatti. Tra i nomi eccellenti, troviamo l’ex-assessore alla Sanità Maurizio Rosi, l’ex-direttore generale della Sanità Paolo Di Loreto, l’ex-direttore generale dell’Asl di Foligno Gigliola Rosignoli, l’ex-capo di gabinetto Sandra Santoni. Gli altri sono tutti segretari e dirigenti regionali. L’inchiesta sanitopoli si è interessata ad una serie di episodi e atti riguardanti la gestione di concorsi, assunzioni e appalti, ma ora la richiesta di rinvio a giudizio degli undici riguarda solo un primo filone dell’ indagine, quello dell’accusa di concorso in abuso d’ufficio e falsità materiale, per aver alterato con una correzione a penna il documento con la richiesta di autorizzazione all’assunzione di personale predisposta dall’Asl di Foligno nel novembre 2009. La folignate Sandra Santoni sarebbe la diretta beneficiaria della correzione, visto che l’aumento di posti da dirigente, da 3 a 4, era finalizzato a consentire la sua assunzione con tale qualifica presso l’Asl. L’operazione avrebbe visto l’accordo di Lorenzetti, Rosi, Rosignoli e, ovviamente, la Santoni. Naturalmente tutti gli indagati si sono proclamati innocenti, e la Lorenzetti ha tenuto a precisare di non aver mai commesso atti contrari alla legge. Ora siamo alla svolta. Non sappiamo se si andrà a giudizio, se arriverà la sentenza, o se sopraggiungerà la prescrizione. A tutti auguriamo di uscire a testa alta dalla vicenda. Non sta a noi stabilire se si tratta di reato, o di quel malcostume tanto caro ai politici che va sotto il nome di raccomandazioni, cricche e clientele. Ci si permetta, però, di comunicare, almeno, un’amarezza ed un auspicio. L’amarezza deriva dal fatto di aver toccato con mano atteggiamenti disinvolti e spregiudicati – messi al computer come “marchette” – ,che pensavamo più vicini ad altre geografie politiche e non a quelle forze che del primato della moralità nella politica avevano fatto una bandiera, e del rinnovamento, del merito e della trasparenza un progetto più attrattivo per le nuove generazioni. L’auspicio è che davvero finisca un’era, come titolammo in locandina nell’autunno di tre anni fa a commento della nostra sanitopoli. Quando, infatti, in una piccola regione come la nostra, le aristocrazie del comando, gira o rigira, sono sempre le stesse da un trentennio – nonostante capacità e meriti che vogliamo anche riconoscere -, non è innaturale che si creino blocchi di potere, abusi e favoritismi e, magari, ingordigie che si alimentano a vicenda. Fine di un’era, dunque? C’è da augurarselo. Non si tratta di rottamare nessuno, ma di rendersi conto che, quando si arriva al capolinea, è bene farlo con dignità.
© Gazzetta di Foligno – Antonio Nizzi