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Comici e politici

Muore e ride. Così lo scrittore Salviano di Marsiglia parlava della crisi, intellettuale e morale prima che politica, del tardo impero romano. È troppo ardito un paragone con l’oggi, quando in Italia – dove in verità ci si diverte sempre di meno per i gravi problemi che abbiamo – diversi comici si improvvisano politici e diversi politici si vestono da comici? Dal celodurismo leghista di Bossi al vaffa di Grillo in campagna elettorale contro tutti i politici, passando per la pratica barzellettistica di Berlusconi – censurata dai risolini televisivi dei premier di Francia e Germania – non avevamo già fatto il pieno di volgarità e livori, che offendono il senso alto e nobile della politica? Si direbbe di no, a sentire gli insulti gratuiti di Dario Fo di qualche giorno fa. Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sé. E ancora: Il cervello di Brunetta quello sì che è ancora più piccolo. Schifani al governo? Il cognome è onomatopeico, dentro il suo nome c’è già tutto il senso di repulsione. E poi ci scandalizziamo delle frasi omofobe della sottosegretario Biancofiore, o dei livori leghisti contro la “negra” del ministero dell’integrazione, quando si permette ad un premio Nobel per la letteratura di offendere impunemente credendo di divertire? Ma voi, cari lettori, affidereste mai i vostri figli a insegnanti così umorali e offensivi, adusi più all’invettiva di parte che all’onestà intellettuale? Immagino di no, perché voi ci tenete ad una scuola seria, non stupida e non razzista. In politica invece …. Sì, in politica pare che oggi tutto sia ammesso: l’insulto, la rissa, il linguaggio da bettola o da stadio, la sfacciataggine, l’impreparazione. E anche quando la TV ci mostra il volto della politica, non è ormai raro assistere a spettacoli di cabaret di scadente livello. Il comico al potere, grazie alla TV. Non ha forse fruttato bene a Berlusconi la sventagliata sopra la seggiola dove era stato seduto Travaglio, tra l’imbarazzo dello stesso Santoro? E tutta la satira politica da anni messa in campo per disarcionare il cavaliere, è servita alla causa o è diventata anch’essa una pericolosa arma di distrazione di massa? A noi pare che un’informazione politica televisiva ridotta a spettacolo o a servizio della curiosità pettegola degli utenti, abbia finito con l’allontanare i cittadini dalla politica, dai partiti e dai veri problemi del Paese reale. La democrazia si è fondata nell’800 sulla centralità dei parlamenti, nel ‘900 sui partiti di massa, ma nei nostri anni dovrà fondarsi sul primato dell’opinione pubblica. Ed è qui che entra in campo il ruolo principe della TV, come aveva intuito anni fa il filosofo Popper: una democrazia non può esistere a lungo fino a quando il potere della TV non sarà stato pienamente scoperto. Una TV salottiera e scherzosa, statale o commerciale che sia, rischia di modellare un nuovo atteggiamento elettorale, che mette insieme il comico e il politico. Ma la politica italiana, di fronte alle sofferenze e alla crisi, ha ben poco da ridere.

© Gazzetta di Foligno – Antonio Nizzi

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