Sergio Bovini

Frana di San Giovanni: cosa è successo, cosa si può fare

Quando la natura ci sorprende ricordandoci la sua potenza e la nostra fragilità ci sentiamo smarriti. E cerchiamo di placare l’inquietudine andando spesso alla ricerca delle “colpe”. Noi abbiamo pensato di ragionare della frana di San Giovanni Profiamma con un nostro concittadino esperto di territorio: Sergio Bovini, geologo e Coordinatore della Commissione regionale di Protezione Civile dei Geologi.

Sergio BoviniCos’è la Commissione di Protezione Civile dei Geometri?
È un bell’esempio di un ordine professionale che mette a disposizione le proprie competenze per fini di utilità sociale. Stiamo sviluppando un gruppo di professionisti che si mettono gratuitamente a disposizione per interventi immediati in caso di catastrofe o pericolo.

La frana di S. Giovanni Profiamma ha messo a nudo la fragilità del nostro territorio…
Ogni territorio ha le sue criticità. Il comune di Foligno è grande e articolato e presenta varie situazioni di rischio: sismico (i terremoti), idraulico (esondazioni) e morfologico (frane). Alcune fasce del nostro territorio, come quella di cui parliamo, hanno delle predisposizioni per il rischio di frane.

Quali?
Innanzitutto delle caratteristiche strutturali: la tipologia geologica (cioè la “solidità” delle rocce); la facies (come si presentano le rocce), ad esempio l’alternanza di banconi di rocce più dure e meno dure; la struttura degli strati; le caratteristiche dei minerali contenuti nelle rocce; la presenza di acqua.

Nel caso della frana di questi giorni cosa può essere accaduto?
La fascia che va da San Sebastiano fino al confine con Valtopina ha diversi fattori di rischio: gli strati “pendono” verso valle e le rocce, che sono di tipo marnoso arenaceo, nelle parti più dure sono fratturate e dunque permeabili all’acqua. L’acqua si infiltra nella copertura di superficie, poi, tramite queste fratture, arriva in profondità fino ai livelli più morbidi. Questi livelli possono assorbire acqua fino ad un certo punto. Se questo punto viene superato, “esplodono” con effetti a cascata su tutto quello che c’è sopra. Da qui lo slittamento e la frana.

Dunque le precipitazioni eccezionali di questi giorni hanno giocato un ruolo preponderante.
Probabilmente sono la causa scatenante. Anche se bisogna ricordare che negli ultimi 20 anni ci sono state situazioni di piovosità analoghe, ma non hanno dato luogo a smottamenti.

Cosa può essere cambiato?
Forse il fatto che gli ambiti collinari sono sempre meno manutenzionati. Prima erano i residenti che si occupavano della cura dei canali e della regimentazione delle acque, ora spesso i campi rimangono a sodo e nessuno si occupa di quest’aspetto. Questo lascia le acque libere di infiltrarsi fino a provocare fenomeni come quello di questi giorni.

Le abitazioni presenti nella zona e i lavori per la strada sottostante posso aver influito sull’attivazione della frana?
Lo escluderei a priori. In particolare i lavori stradali: sono in ambito pianeggiante e sono stati vagliati da diverse commissioni. Dopo il terremoto del ‘97 il nostro territorio ha una serie di strumenti e procedure che ci tutelano dal rischio di interventi umani dannosi.

Ad esempio?
Ogni comune ha un geologo (a Foligno ne abbiamo due), e dei tecnici esterni sono presenti nella Commissione edilizia e in quella di qualità del paesaggio. Tutti questi professionisti, interni ed esterni, passano in rassegna tutte le pratiche edilizie ed è improbabile che sfugga qualcosa.

Però il nostro è il paese degli abusi e delle sanatorie…ì
Situazioni rischiose non sarebbero state autorizzate e comunque non è il caso della frana di San Giovanni. Inoltre abbiamo anche un buon controllo del territorio, che ci permette di segnalare le situazioni irregolari.

Quanto siamo consapevoli dei rischi che corre il nostro territorio?
Il Piano regolatore ha già indicato tutte le situazioni di rischio esondazione o frana. Su queste aree, per poter costruire, occorre fare indagini approfondite e rispettare prescrizioni: le norme tecniche sulle costruzioni, le indagini per ogni relazione geologica. Abbiamo inoltre un Piano dell’assetto idrogeologico, l’inventario di fenomeni franosi. Tutto il territorio abitato è mappato e le zone a rischio frana sono classificate con diversi livelli di pericolosità. La conoscenza del territorio è approfondita, dunque è difficile parlare di negligenze.

Quindi siamo di fronte ad una fatalità e non si può far nulla?
Non proprio. Ci deve essere un intervento diffuso, che coinvolga sia le istituzioni, sia i residenti. Un intervento massiccio ed immediato non è realizzabile per problemi di risorse, ma si potrebbe fare un piano di manutenzione. Sappiamo dove sono i rischi, ci si dovrebbe concentrare su una gestione di queste zone. Certo, la prevenzione ha tempi lunghi, che la politica fatica a gestire. Ora la frana potrebbe aiutarci a capire meglio la struttura di questa parte del nostro territorio per prendere i provvedimenti necessari.

© Gazzetta di Foligno – MAURO PESCETELLI

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