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Dibattito in redazione sui risultati elettorali

Nel corso della settimanale riunione di redazione hanno tenuto banco le ultime elezioni politiche. Da qui l’idea di proporre ai lettori i principali punti di vista espressi, con lo stile polifonico che caratterizza la Gazzetta e con l’intenzione di ampliare il dibattito.
Le decisioni degli elettori sono sacre e come tali vanno rispettate; lo è altrettanto il legittimo diritto di critica, di potersi ritenere un po’ confusi e diffidenti.
Ormai chiunque si definisce contrario ai cosiddetti “professionisti della politica”: mi sta bene, ma attenzione a non rinunciare anche alla “professionalità nella politica”, con il rischio che la competenza lasci spazio all’improvvisazione. Che cosa ci ricordiamo dei vari De Gasperi, Berlinguer, Andreotti, Pertini, oltre all’attività politica? So di pizzicare corde sensibili, ma se fossimo nella malattia, sceglieremmo il medico più esperto e preparato o chi si è avvicinato alla scienza ippocratica perché ha visionato un documentario su Youtube?
La politica è per tutti nel senso che è aperta alla partecipazione democratica di ognuno, ma governare non è per tutti, per questo scegliamo i rappresentanti a nostro parere migliori. Un conto è controllare, proporre, disquisire, manifestare consenso e dissenso, un altro è discernere, scegliere, avere l’attitudine a mediare e la capacità di leggere gli eventi con lungimiranza e nell’interesse della collettività.
Credo che governare sia qualcosa di diverso dall’improvvisarsi al bar allenatori di calcio dopo la partita dell’Italia ai mondiali. Altrimenti può succedere quello che accadde alla fine della cosiddetta Prima Repubblica. Era il 1993 quando Bossi chiese al neo-eletto Luca Leoni Orsenigo quale lavoro facesse: “Aggiusto televisioni”. “Vai in Commissione di vigilanza Rai”, decretò il Senatur.
Grillo un male necessario? Un pericolo per la nostra democrazia? Un nuovo Uomo della Provvidenza? Espressione di un voto di proposta e di speranza? Il prodotto della politica da stadio degli ultimi 20 anni? Senza scadere in apocalittici allarmismi e ben sapendo che la storia non è mai uguale a se stessa, invito i lettori a leggere laicamente un passo che spopola in rete questi giorni, quella rete quasi divinizzata dai seguaci del comico genovese che volle farsi re.
“…i contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni… invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi… chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati… sono loro i responsabili! Io vengo confuso… oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Abbiamo un obiettivo, vogliamo vederli tutti nella tomba! Mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico…noi resisteremo a qualsiasi pressione ci venga fatta. È un movimento che non può essere fermato… non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta… noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo…”. (A. Hitler, Discorsi di lotta e vittoria, 1932).

© Gazzetta di Foligno -Enrico Presilla

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Il paginone della Gazzetta di Foligno N.9 2013 dedicato al dibattito sul risultato elettorale.

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